lunedì 7 marzo 2016

Recensione: Wolf





Wolf

di Lavie Tidhar

Prezzo cartaceo: € 20,00

Prezzo E-Book: € 9,99
Editore: Frassinelli
Titolo Originale: Wolf
Pagine: 300
Genere: Noir


Oxford Street si avvicinava. Wolf camminava senza meta, controllando il proprio riflesso nelle vetrine dei negozi. Aveva i capelli neri, un po’ stempiato, fronte alta, mento forte, orecchie appena un po’ a sventola. Niente baffi. Quelli non li sopportava più.

«Un libro sull’Olocausto come nessun altro, tanto brillante quanto sconvolgente.» - The Guardian

Londra, 1939. Herr Wolf è un investigatore privato, tedesco. Viene assoldato per ritrovare una ragazza scomparsa. La ragazza è ebrea. Wolf accetta il caso perché ha un disperato bisogno di soldi, ma Wolf odia gli ebrei. È colpa degli ebrei, infatti, se nel 1933 ha dovuto lasciare la Germania; è colpa degli ebrei se i comunisti hanno preso il potere a Berlino e da qui in quasi tutta l’Europa; è colpa degli ebrei se il partito nazista, che avrebbe portato ordine e disciplina, è stato sconfitto e distrutto; è colpa degli ebrei se Wolf e molti dei suoi vecchi camerati sono finiti così, dispersi e braccati. L’indagine porterà Wolf a ripercorrere il suo passato e precipitare nelle sue nevrosi, e condurrà invece il lettore in un gioco di continui spiazzamenti. Niente è come sembra, in questo romanzo, che è a un tempo una grande prova di narrativa ucronica, un noir, un libro perversamente erotico, e un avvincente spaccato della psicologia «nera» e malata del Novecento.

In una Londra claustrofobica fatta di vicoli bui che celano i loro loschi affari e popolata da prostitute e camicie nere si aggira una figura solitaria, un uomo che un tempo ha governato il mondo, un uomo che si credeva il padrone della Germania e che ha perso tutto durante la Caduta. Ora non è altro che un riflesso sbiadito della grandezza del passato, è un semplice detective alla ricerca delle persone scomparse mentre tutto il suo mondo è cambiato, si è piegato al volere del comunismo lui vaga in mezzo a quei vicoli per conto di un'ebrea. Inizia così un romanzo che parla dell'Olocausto e del Nazismo in una chiave totalmente nuova, visionaria e fantastica: lasciate ogni nozione che avete imparato sui libri fuori dalla mente perchè questo 1939 non è come lo conoscevate ed Hitler non è più al potere. Lavie Tidhar ha perso i suoi nonni durante l'Olocausto: la svastica e quell'uomo con i baffi hanno rappresentato per lui la sofferenza dei suoi cari e di milioni di uomini, donne e bambini ma in questo romanzo l'autore ha trovato il coraggio di uscire da ogni schema prestabilito perchè qui Hitler è caduto insieme ai suoi propositi e lo ritroviamo in miseria, l'ombra di sè stesso che vaga per una città nemica al servizio di una donna che rappresenta tutto ciò che lui ha sempre voluto distruggere. Herr Wolf non sarà l'unica voce narrante, in un campo di concentramento in un altro tempo il giovane Shomer deve scavare delle fosse, deve dividere le cuccette con altri ebrei e deve defecare in una latrina che poi lui stesso dovrà pulire. Due facce di una medaglia ben conosciuta che l'autore rivisita e rivolta creando un personaggio grottesco vittima dei suoi stessi istinti sessuali deviati che non riesce a dimenticare il suo passato. Non è un romanzo semplice, non è una lettura che va presa alla leggera e di sicuro non è adatto ad un pubblico minore e che si impressiona facilmente: Lavie Tidhar usa un linguaggio scurrile e privo di ogni orpello colpisce nel sordido e nel malsano per denunciare ciò che la Storia ha fatto. Sebbene non sia una lettura semplice mi sento davvero di consigliarlo agli amanti del genere: sarà per voi come lo è stato per me la possibilità di scoprire un nuovo talento letterario.



Durata totale della lettura: due giorni
Bevanda consigliata: Tè al pompelmo

Formato consigliato: cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 18 anni



“Un romanzo duro e crudo, una rilettura del tutto nuova dell'Olocausto."






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