venerdì 11 maggio 2018

Recensione + Incontro con l'autrice: Figlie del Mare


Cari Lettori, nel post di oggi dedicato al libro "Le figlie del mare" di Mary Lynn Bracht edito Longanesi, vogliamo arricchire la recensione scritta dalla nostra Victoria insieme con il resoconto e qualche domanda fatta all'autrice durante l'incontro organizzato dalla casa editrice al quale ha partecipato la nostra Eileen

Abbiamo unito le nostre forze per questo splendido libro perché merita, perché andrebbe letto e perché abbiamo amato conoscerlo così a fondo e speriamo che con questo post possiamo incuriosirvi e magari spingervi ad amarlo allo stesso modo.



Figlie del Mare

di Mary Lynn Bracht

Titolo originale: White Chrysanthemum
Editore: Longanesi
Prezzo Cartaceo: € 27
Pagine: 370

Corea, 1943. Per la sedicenne Hana sapere immergersi nelle acque del mare è un dono, un antico rito che si trasmette di madre in figlia. Nel buio profondo delle acque, è solo il battito del cuore che pulsa nelle orecchie a guidarla sino al fondale, in cerca di conchiglie e molluschi che Hana andrà a vendere al mercato insieme alle altre donne del villaggio. Donne fiere e indipendenti, dedite per tutta la vita a un’attività preclusa agli uomini.
Nata e cresciuta sotto il dominio giapponese, Hana ha un’amatissima sorella minore, Emi, con cui presto condividerà il lavoro in mare. Ma i suoi sogni si infrangono il giorno in cui, per salvare la sorella da un destino atroce, Hana viene catturata dai soldati giapponesi e deportata in Manciuria, dove verrà imprigionata in una casa chiusa gestita dall’esercito.
Ma una figlia del mare non si arrende, e anche se tutto sembra volerla ferire a morte, Hana sogna di tornare libera.
Corea del Sud, 2011. Arrivata intorno agli ottant’anni, Emi non ha ancora trovato pace: il sacrificio della sorella è un peso sul cuore che l’ha accompagnata tutta la vita. I suoi figli vivono un’esistenza serena e, dopo tante sofferenze, il suo Paese è in pace. Ma lei non vuole e non può dimenticare… 
In Figlie del mare rivive un episodio che la Storia ha rimosso: una pagina terribile che si è consumata sulla pelle di intere generazioni di giovani donne coreane. E insieme vive la storia di due sorelle, il cui amore resiste e lotta nonostante gli orrori della guerra, la violenza degli uomini, il silenzio di oltre mezzo secolo finalmente rotto dal coraggio femminile.


Hana ha 16 anni non conosce altro che l'invasione giapponese dell'isola Jeju in cui abita con la madre il padre e la sorellina. È una haenyeo, una donna del mare, lei come molte altre coreane pesca immergendosi per poi vendere i ricavati al mercato. Purtroppo per proteggere sua sorella, si lascia catturare da un soldato giapponese ed inizia la sua terribile avventura. Viene violentata come tante altre ragazzine e trasformata in una "donna di conforto" per i soldati giapponesi.
I capitoli si alternano tra il passato in cui Hana viene violentata e umiliata e il presente in cui Emi, la sorellina, anziana cerca di ritrovarla e deve riaprire ferite antiche di cii non aveva mai accennato niente a nessuno,nemmeno ai figli.

Purtroppo non sono in grado di esprimere la dolcezza e la brutalità che l'autrice ricrea magistralmente nel romanzo. Le descrizioni sono meravigliose, sia dell'isola, sia della forza delle donne della storia. Hana un personaggio descritto a tutto tondo per cui proviamo un dolore soffocante. La capacità descrittiva dell'autrice riesce a creare un personaggio stupendo, Atlan, senza dovergli nemmeno dare l'uso della parola, una luce nel buio del disumano.

Quello che spicca sopra tutto il resto è la forza dell'amore tra le due sorelle, due donne forti ma in modi diversi. Il romanzo è forte, appassionato e allo stesso tempo coinvolgente e straziante, l'autore è stata estremamente coraggiosa nell'affrontare un argomento sicuramente politicamente "scomodo". Ci trasporta in un mondo che conosciamo poco, presentandoci una parte della storia che ci viene nascosta quando studiamo sui libri di scuola.
La cosa che forse mi ha impressionato di più è che nonostante l'argomento sia devastante e ci faccia perdere ogni speranza nell'umanità, l'autrice riesce a raccontarlo con una sensibilità innata.

Questo romanzo non è solo un monumento alle donne abusate durante le guerre del mondo ma a tutte le donne, alla loro forza di lottare e di amare la propria famiglia e la propria libertà.

Estremamente consigliato.


Durata totale della lettura:  Quattro giorni
Bevanda consigliata: Tè al cioccolato
Formato consigliato: Ebook
Età di lettura consigliata: dai 16 anni




      "Era come un uccello che si libra con grazia su una brezza estiva, alzandosi e abbassandosi come le onde, sfiorando le cime degli alberi al passaggio. Un suono...libero".


- Victoria -



Come avrete capito dalla recensione di Victoria, Figlie del mare è un libro assolutamente meraviglioso. E altrettanto meravigliosa è l'autrice di questo libro, Mary Lynn Bracht che è venuta in Italia a presentare questo suo romanzo. 



Noi di Reading at Tiffany's l'abbiamo incontrata per voi, in occasione di un aperitivo organizzato dalla Longanesi, la Casa Editrice che ha portato in Italia il suo romanzo. Un aperitivo mooolto particolare, interamente a base di piatti della cucina coreana. 

Mary Lynn Bracht ci ha parlato del libro, di come abbia voluto raccontare cosa significa per una donna un periodo di guerra, cosa significa sopravvivere a tutte le traversie, e della sua scelta di parlare delle donne dell'Isola di Jenju, queste tuffatrici che da 400 anni sono praticamente le capofamiglia su quest'isola.  Di come la memoria delle donne di conforto stia sparendo (quando ha consegnato il manoscritto erano 29 le donne di conforto ancora in vita, oggi sono solo 14), e di come con questo romanzo lei ne abbia voluto non solo mantenere vivo il ricordo, ma anche far conoscere la vicenda al di là dei confini coreani. 



Trattandosi di un romanzo che racconta eventi storici, Mary Lynn Bracht ha dovuto fare approfondite ricerche prima di poter iniziare a scrivere. 

Le ho chiesto quanto sia stato difficile la parte della ricerca per questo romanzo. 



"La prima cosa che ho affrontato nella parte di preparazione del libro, è stato leggere tutte le testimonianze che sono state rese da queste donne. Ho letto tutte le storie una dopo l'altra, anche perché questa è stata, di fatto, la parte più difficile del libro, anche dal punto di vista emotivo: queste erano testimonianze rese di ragazze che all'epoca avevano 13, 14 anni, ragazzine o comunque donne molto giovani. 

Finita questa parte, ho voluto lasciar sedimentare queste testimonianze, lasciandomele nel cuore. Poi ho cominciato la seconda parte della ricerca: ho guardato i documentari e i filmati dell'epoca, ho studiato la storia della Corea, del Giappone e della guerra. Ho amato molto questa seconda fase della ricerca, che mi ha anche aiutato a mettere un po' di distanza fra me e la storia della protagonista (in quel momento pensavo ad una sola delle ragazze) in modo tale da riuscire a mettere a fuoco meglio il personaggio."



Io, in questi ultimi tempi, mi sono ritrovata ad avere un legame forte ed inaspettato con la Corea (sia per questioni professionali che personali, con l'ingresso in famiglia di un nuovo membro proprio di origini coreane che ha obbligato tutti noi a scoprire cose misteriose come il kimchi o la doenjang). 

Così non ho potuto resistere e le ho chiesto com'è stato raccontare, attraverso questo libro, quella che è la cultura coreana a chi la Corea non la conosce. 



"Ero giovanissima quando mi sono occupata di scrivere della Corea, ma ho sempre un po' osteggiato quell'atteggiamento  che avevano gli altri mentre parlavano di me. Mi definivano sempre una cinese, una giapponese, non pensavano mai che io fossi una coreana  - e questo anche perché la Corea è un Paese relativamente piccolo fra questi due giganti. Ho sempre voluto un po' scrivere per raccontarne e non mi è mai risultato difficile parlare della nostra storia e della nostra cultura. Per me è sempre stato naturale, proprio perché l'ho fatto per me, senza avere in mente di farlo per un pubblico. La cosa che mi ha molto sorpreso, invece, è che una volta che il libro è stato pubblicato ci siano così tante persone che vogliono saperne di più e che sono davvero interessate a saperne di più, della Corea e della sua storia che io sto narrando.

Questa storia io l'ho scritta per me, stavo facendo la mia specializzazione in scrittura creativa all'università, non avevo intenzione e neanche l'idea di pubblicarla, l'ho scritta perché volevo scriverla, poi quello che è saltato fuori è stato talmente ben accetto dalla gente, ed è stato anche interessante per me capire quanto interesse avesse suscitato che sono andata avanti e un racconto breve è diventato un romanzo."



Un enorme ringraziamento va Longanesi per aver organizzato l'incontro e a Mary Lynn Bracht per averci raccontato del suo meraviglioso libro.


- Eileen -



   

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