martedì 21 novembre 2023

Recensione: Le delizie della signorina Ashikawa

 

Le delizie della signorina Ashikawa
di Takase Junko

Editore: Marsilio Editori
Prezzo cartaceo: 16 €
Pagine: 128
Traduzione di: Anna Specchio

Un romanzo incantevole, che intreccia il fascino pop della cucina giapponese con una critica dissacrante di una società tradizionalista e di un mondo del lavoro alienante e meschino.

È possibile che il cibo, quando è condiviso, abbia un sapore migliore? Davvero mangiare insieme rappresenta un momento di felicità? Nitani, impiegato ligio e ambizioso in una grande azienda dell’area metropolitana di Tokyo, non ci crede proprio, anzi: l’idea che il suo tempo possa essere in qualche modo condizionato da pranzo e cena gli è insopportabile. E se bastasse una pillola per nutrirsi, lui sarebbe l’uomo più felice sulla terra. Tra una pausa a base di noodles istantanei e un corso di aggiornamento, Nitani comincia a sviluppare un’antipatia mista ad attrazione per la graziosa Ashikawa, la collega colpevole ai suoi occhi di fare solo il minimo indispensabile e, allo stesso tempo, in grado di impersonare con la sua fragilità che invoca protezione la figura della moglie perfetta, così come vuole l’educazione con cui è cresciuto. Oltretutto, per farsi perdonare le frequenti assenze in ufficio, Ashikawa prende l’abitudine di preparare per i colleghi deliziosi ed elaborati dolci fatti in casa. E in una società che impone ritmi professionali impietosi, la sua diventa una scelta rivoluzionaria, in cui la rivendicazione della cura di sé e degli altri e la ricerca dell’appagamento passano anche attraverso l’amore per il cibo.
Le delizie della signorina Ashikawa mette in scena le contraddizioni di un paese diviso tra regole ed eccessi, tradizionalismo e ribellione, dove è quasi impossibile trovare un equilibrio tra la carriera e il privato; una scissione che si riflette anche nel modo in cui ognuno sceglie di fare la spesa. Un romanzo gustoso, che intreccia il fascino pop della cucina del Sol Levante a un’ironica satira contemporanea, finendo per rivelare una ricetta per una vita più serena.





Con questo romanzo, Takase Junko, una delle autrici più interessanti della letteratura giapponese contemporanea, ha vinto il premio Akutagawa, il più importante riconoscimento letterario del suo paese.
Il libro, scritto con un linguaggio diretto e fruibile, si legge con rapidità e il lettore si ritrova ben presto motivato a proseguire con la lettura a un ritmo sempre più incalzante, spinto dalla curiosità di sapere se avverrà un fatto eclatante o se succederà qualcosa di grandioso. 
La forza de "Le delizie della signorina Ashikawa" è rappresentata invece proprio dal fatto di presentare al lettore un ritratto di vita quotidiana tra persone comuni, in luoghi di tutti i giorni, dove in apparenza tutto appare scorrere senza intoppi. La storia vede come protagonisti 3 colleghi di lavoro sulla trentina, e la voce narrante si alterna tra Oshio, brillante lavoratrice che spesso non si lascia sottomettere a costrizioni sociali, e Nitani, altrettanto lavoratore e intelligente, caratterizzato da un disgusto verso il cibo come piacere della vita e dalla comune esaltazione dello stesso all'interno della società. Entrambi condividono lo stesso atteggiamento di disprezzo misto ad attrazione nei confronti di Ashikawa, una collega che non brilla certo per performance lavorative, eppure riesce a farsi apprezzare da tutti grazie ai manicaretti che regolarmente distribuisce ai colleghi dell'ufficio. 
Se di Oshio e Nitani veniamo a sapere pensieri più intimi e talvolta scomodi, non si può dire lo stesso per Ashikawa, il cui personaggio pare rimanere sempre uguale a se stesso, aderendo al ruolo di donna modesta, premurosa, ottima cuoca gentile con tutte/i senza richiedere nulla in cambio.  Nonostante i tratti che connotano Ashikawa paiano essere tutti positivi, il suo modo di essere e comportarsi si rivela invece apprezzato solamente in apparenza dai colleghi che si congratulano sempre per le sue doti culinarie, in quanto a un certo punto si scopre che qualcuno butta puntualmente i dolci nella spazzatura. A tale gesto ne segue un altro: da un certo momento in poi, i dolci buttati ricompaiono il giorno dopo sulla scrivania di Ashikawa, spesso accompagnati da un biglietto. Di entrambi i fatti viene accusata - in parte ingiustamente - Oshio, che coglie la palla al balzo per licenziarsi poco tempo dopo.  Il lettore sa in realtà per certo che chi butta regolarmente i dolci preparati da Ahikawa è proprio Nitani, che però pare non essere l'unico in ufficio a comportarsi in questo modo. Per Nitani l'atto di cibarsi è infatti un bisogno strettamente necessario che non porta alcun piacere, e pare preferire di gran lunga dei noodles istantanei e una lattina di birra ai pasti equilibrati e sani amorevolmente preparati per lui da Ashikawa, con cui nel tempo sviluppa una relazione di cui anche i colleghi vengono a conoscenza. 
Se Oshio e Nitani appaiono come il ritratto dei giovani contemporanei vincenti, concentrati sulla carriera, disillusi e poco dotati di amor proprio, pare in realtà che la ricetta per una vita serena e felice la possieda solo Ashikawa che, seppur non aderendo ai valori spesso imposti dalla società di performance lavorativa estrema a scapito del proprio tempo libero e della propria salute, appare più felice di tutti e ottenere facilmente ciò che desidera, come dimostra anche la proposta conclusiva di Nitani, che vi lascio scoprire direttamente. 

Durata totale della lettura: due giorni
Bevanda consigliata:  zuppa di miso
Formato consigliato: cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 12 anni


"Perché doveva per forza mangiare bene? Per il corpo? Per la salute? Quello non era vivere! Come poteva far capire ad Ashikawa che raccomandargli di mangiare sano non era un buon modo di prendersi cura di lui, ma piuttosto un attacco alla sua persona?"


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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