giovedì 9 agosto 2018

Recensione: Io non sono un albero. Storia di un esilio persiano

Io non sono un albero
Storia di un esilio persiano
di Madjidi Maryam

Editore: Bompiani
Prezzo Cartaceo: €13,60
Pagine: 192
Titolo originale: Marx et la Poupée



Iran, fine degli anni '70. I genitori di Maryam sono giovani, comunisti e innamorati del loro Paese. Ma l'Iran sta sprofondando verso uno dei regimi più oscurantisti dell'epoca moderna, e la famiglia è costretta a fuggire. Quando, a sei anni, Maryam raggiunge il padre in esilio in Francia, ad accoglierla è prima di tutto una nuova lingua, che lei subito rifiuta, per poi invece sceglierla come unico salvagente possibile, al punto da respingere ogni richiamo alle origini: ''Io non sono un albero, non ho radici''. Solo anni dopo, quando ai genitori ormai stanchi le parole iniziano a mancare, Maryam trova la forza di volgersi indietro, recuperando la lingua come unico strumento per ritrovare la memoria. Con una scrittura intessuta di poesia e di humour, Maryam Madjidi racconta come le radici possano essere un fardello, un'arma di seduzione, un incubo, un'inesauribile risorsa. Il ritorno pieno di strazio e di allegria nella Teheran contemporanea, il viaggio alla riscoperta delle voci perdute dell'Iran, il rifiuto e l'amore come poli fondamentali per la costruzione di ogni identità: questo mémoir è un viaggio di liberazione dall'esilio interiore in cui ogni figlio rischia di confinarsi se dimentica la propria lingua madre




Una madre e una figlia, anzi all'inizio una madre e una pancia. La nostra storia inizia con la bimba ancora nella pancia della madre. Una donna forte e caparbia, che scende a manifestare e si ribella, che organizza incontri politici clandestini, che presta la figlia ai suoi compagni di lotta per aiutarli a nascondere i documenti dato la bambina non verrà perquisita. Vediamo tutto dagli occhi della bambina, che vede i genitori più interessati alla causa che a lei, che mettono a rischio la loro vita ogni giorno. Suo padre però a un certo punto si ritrova invecchiato, con la paura di morire e non vuole più lottare per la causa. Si susseguono una miriade di storie sull'evoluzione del trattamento della donna in Iran, le Fatmah commando, le donne che puniscono chi non è completamente velato, i trucchetti per poter conoscere i ragazzi per strada senza dover incappare in conseguenze, l'inavvicinabilitá delle donne in carriera, obbligate a rimanere single perché troppo potenti per gli uomini iraniani. La figlia ormai adulta diventa una incantatrice di uomini, le basta poco con gli orientalisti, una poesia in persiano e una voce suadente. Forse la poesia è veramente l'unica cosa che è stata salvata dell'Iran.
La struttura del romanzo è molto particolare, si passa dalla prima alla terza persona, così come dal presente al passato in completa libertà. Gli eventi non sono in ordine cronologico ma ci dipingono un completo quadro della crescita della bambina e dei cambiamenti della madre. Alle volte il racconto è alternato da brevi storielle simili a favolette, che la bambina inventa che assomigliano molto alla sua svita di ogni giorno. 
La storia che ci viene raccontata è bellissima, una figlia corrosa dall'esilio a cui i genitori l'hanno forzata, la sua lotta per integrarsi nella nuova società senza parlarne la lingua. Il continuo odio e amore prima di tutto per i genitori che l'hanno fatta spostare ma poi per i due paesi, uno troppo occidentale e uno troppo poco, una lotta interiore fra il paese in cui essere libera e quello che si ama, la lingua della radice e quella del futuro e delle amicize.
Una scrittura estremamente poetica e romantica, piena di immagini bellissime. Decisamente consigliato.


Durata totale della lettura: Due giorni
Bevanda consigliata: Tè al limone e zenzero
Formato consigliato: Ebook
Età di lettura consigliata: dai 15 anni









      "La tua educazione ha fatto di te una donna libera, non puoi più vivere qui..."


   

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