Editore: Sperling & Kupfer Prezzo Cartaceo: € 16,90 Pagine: 216
«Crescete pure ma rimanete piccole, figlie mie. Fate dispetto a chi vi vorrebbe senza sogni pericolosi.»
«Un pilota perde un secondo a giro a ogni figlio che gli nasce» diceva Enzo Ferrari. È una frase bellissima. Significa capire che c'è qualcosa di più importante fuori da sé, e che quando ti nasce un figlio il successo non si misura più con i traguardi con cui l'hai misurato fino a quel momento. I figli sono l'occasione che ti regala la vita di guardarti allo specchio. Tutto quello che sei, quello in cui credi, quello per cui lotti non sono più solo il tuo modo di stare al mondo, ma si caricano di una nuova responsabilità. Da quando sono arrivate Caterina e Margherita (quattro anni e due scarsi), per Saverio raccontare storie con immagini e parole non è più solo un modo per fare il proprio lavoro. È gettare sul mondo uno sguardo che sarà, almeno inizialmente, anche il loro, è fare scelte di cui a loro più che a chiunque altro dovrà rendere conto. In una lettera alle sue figlie, tra pappe dai colori indecenti e cambi di pannolini in alta quota, terribili gaffe e momenti di grande tenerezza, Saverio affronta i temi che più gli stanno a cuore: la tolleranza, i diritti dei più deboli, la lotta per l'uguaglianza, la denuncia di qualunque forma di razzismo e fascismo, i pericoli della rete. Con grande spontaneità, toni appassionati e talvolta irriverenti, Saverio Tommasi ci regala il gesto d'amore più grande che un uomo possa fare per i propri figli: raccontarsi davvero, a costo di abbassare qualunque difesa. |
Se non fosse stato per questo blog probabilmente non avrei mai conosciuto e letto questo libro e sarebbe stato un peccato, sarebbe stato come non scoprire un piccolo tesoro prezioso. Per questo sono particolarmente fiera di essere stata attratta da questo titolo curioso, tra le varie proposte editoriali, e sono fortunata ad aver conosciuto la delicata e magica penna di Saverio Tommasi.
Purtroppo, prima di questa lettura, non conoscevo Saverio Tommasi, non ero mai entrata in contatto con il suo blog, con il suo lavoro e con la sua bella pazzia, ma dopo aver letto il suo libro mi sembra di conoscerlo come se avessimo condiviso insieme tante chiacchiere. E non può non essere così con una persona che riesce a scrivere in maniera così naturale e semplice degli argomenti più disparati, dai più delicati alle banalità. Invidio sinceramente il suo modo quasi fanciullesco di dire le cose, spesso e volentieri mi sono ritrovata a leggere nelle sue pagine pensieri, riflessioni che io ho fatto centinaia di volte nella mia testa ma che mai e poi mai sarei riuscita a rendere in maniera così brillante sulla carta. E la particolarità è che lo fa con una naturalezza disarmante, perché alla fine il bello è tutto lì: basta dirle le cose.
Personalmente, ho l'abitudine di avere sempre un'agenda in borsa, che mi serve a prendere appunti sulle letture da recensire, mi aiuta mettere nero su bianco riflessioni che emergono durante la lettura, piccoli spunti o semplicemente citazioni che mi hanno particolarmente colpita e che mi piace rileggere nel tempo. Ecco, durante la lettura di questo romanzo, la mia agenda non ha avuto tregua. Questo libro ha così tante riflessioni interessanti e magnificamente scritte che tutti dovrebbero leggere, dovrebbe essere tutta una citazione obbligatoria. Saverio Tommasi è il papà che riesce a parlare alle proprie figlie attraverso le pagine di un libro come ogni figlia vorrebbe che il proprio padre facesse, o guardando dalla prospettiva opposta, come ogni genitore vorrebbe fare con i propri figli. Saverio Tommasi è l'uomo che cerca di migliorarsi per le proprie figlie ma è anche l'uomo che non vuole mostrarsi meglio di quello che è, consapevole di pregi e difetti di questo mondo, vuole metterli entrambi nelle mani delle proprie figlie, rendendole preparate abbastanza da saperli gestire entrambi. Durante tutta la lettura di questo libro sono stata con il sorriso sulle labbra, affascinata e davvero colpita dalla semplicità e dalla profondità delle riflessioni dell'autore. Non potrò davvero fare a meno, quindi, di consigliare la lettura di questa piccola perla, a tutti coloro che mi vogliono bene, in primis, perché mi piace condividere con loro quello che mi ha regalato emozioni, e a tutti gli altri, perché quando una cosa bella è giusto condividerla.
Poiché il modo di scrivere di Saverio Tommasi credo che non abbia bisogno di presentazioni, vi lascio qui di seguito un estratto del libro, che non è altro che una piccola riflessione, di quelle che potremmo fare tutti quanti durante una cena o un aperitivo al bar, ma che a lui, per la nostra invidia, riesce meglio:
C’è gente che dice che i social network andrebbero chiusi per migliorare i rapporti interpersonali, ma
secondo me sarebbe come dire: «Rendiamo illegale il divorzio, così la gente potrebbe continuare ad amarsi».
I social sono come un bar. In un bar si possono fare
tante cose, come sui social. A chi pensa che i social
abbiano rovinato la società, e un po’ anche i bar, io
direi due cose, bambine mie. La prima è questa: quando fu inventata la stampa, qualcuno pensò che fosse
inutile perché già esistevano gli amanuensi, che alla
notizia di Gutenberg iniziarono a strapparsi i capelli.
E a mettere in giro voci come: «Chi volete che compri
un libro stampato? È molto più romantico un libro
scritto a mano».
Quando al cinema fu introdotto il sonoro e gli attori iniziarono a parlare, qualcuno disse: «A chi volete che interessi sentire degli attori che parlano? Per quello c’è il teatro, il cinema sarà per sempre sinonimo di cinema muto».
Quando al cinema fu introdotto il sonoro e gli attori iniziarono a parlare, qualcuno disse: «A chi volete che interessi sentire degli attori che parlano? Per quello c’è il teatro, il cinema sarà per sempre sinonimo di cinema muto».
Quando è nato Netflix, i produttori di film dissero:
«Non potrà mai farci concorrenza».
Prima che tu nascessi, cara Margherita, temevo di non poter mai volere tanto bene a un’altra bambina come ne volevo a Caterina. Mi sbagliavo anche io. Ora a entrambe vi voglio bene da morire, anzi da vivere.
Questo per dire che i cambiamenti fanno sempre un po’ paura, ma sapendolo possiamo imparare a gestire i timori, e il modo migliore per farlo è essere aperti ai cambiamenti. Perché il mondo intorno cambierebbe an- che se noi provassimo a rimanere aggrappati all’ultimo scoglio del secolo passato. E cambiare, tutto sommato, è bellissimo. Come volere bene a due bambine invece che
Prima che tu nascessi, cara Margherita, temevo di non poter mai volere tanto bene a un’altra bambina come ne volevo a Caterina. Mi sbagliavo anche io. Ora a entrambe vi voglio bene da morire, anzi da vivere.
Questo per dire che i cambiamenti fanno sempre un po’ paura, ma sapendolo possiamo imparare a gestire i timori, e il modo migliore per farlo è essere aperti ai cambiamenti. Perché il mondo intorno cambierebbe an- che se noi provassimo a rimanere aggrappati all’ultimo scoglio del secolo passato. E cambiare, tutto sommato, è bellissimo. Come volere bene a due bambine invece che
a una sola. Il bene non è un portafoglio con una certa
quantità di denaro dentro, che finito quello si può solo
ricominciare a lavorare, aspettando il quindici del mese
e l’accredito. Il bene somiglia più a una patatina fritta,
che mangiata la prima hai subito voglia della seconda.
Perché il bene è per gente affamata, e golosa, d’amore.
La seconda cosa, che alla prima è collegata, è questa: non si torna indietro, almeno non a breve o medio termine, qualunque sia la vostra opinione. Si possono provare a correggere gli errori, anzi si deve, ma le lancette dell’orologio non scorreranno mai verso sinistra.
Significa che qualunque sia la vostra opinione sui social network, con questi bisogna confrontarsi. Significa che potete scegliere di non usare Facebook, ma non potrete parlare di comunicazione senza porvi la questione dei social, perché oggi la maggior parte dell’informazione passa attraverso le pagine di Mark Zuckerberg.
La seconda cosa, che alla prima è collegata, è questa: non si torna indietro, almeno non a breve o medio termine, qualunque sia la vostra opinione. Si possono provare a correggere gli errori, anzi si deve, ma le lancette dell’orologio non scorreranno mai verso sinistra.
Significa che qualunque sia la vostra opinione sui social network, con questi bisogna confrontarsi. Significa che potete scegliere di non usare Facebook, ma non potrete parlare di comunicazione senza porvi la questione dei social, perché oggi la maggior parte dell’informazione passa attraverso le pagine di Mark Zuckerberg.
Perciò sarebbe più interessante pensare a come
migliorare l’approccio e la consapevolezza dei social
invece di dire: Si stava meglio prima. Anche perché,
sfortunatamente, sono anche io abbastanza vecchio
per ricordarmi il prima, e non mi sembra di ricordare
che prima si stesse meglio. Il bullismo c’era, anche se
veniva denunciato molto meno, c’era la violenza ed
esistevano i tradimenti.
E se vostra moglie vi sgama leggendo il vostro messenger non è colpa della moglie, ma di quello che
scrivete. E un po’ anche del fatto che le avete dato la
password.
Bevanda consigliata: Pink lemonade
Formato consigliato: Ebook
Età di lettura consigliata: Dai 12 anni
Sito dell'autore: Saverio Tommasi
Questo libro sembra veramente molto tenero... e sembra perfetto per la mia mamma! Mi sa che ho trovato il suo regalo di Natale! ;)
RispondiEliminaLieta che la recensione ti abbia dato questo spunto. Personalmente lo ritengo un ottimo regalo. :)
RispondiEliminaFacci sapere!