martedì 27 maggio 2025

Recensione: La donna gelata

 



La donna gelata
di Annie Ernaux 

Editore: Rizzoli
Prezzo cartaceo: € 14.00
Titolo originale: La femme gelée
Traduzione di Lorenzo Flabbi
Pagine: 272

Annie cresce nella provincia francese degli anni Quaranta, in una famiglia dove il lavoro e l’intelligenza femminile non sono ostacolati. Da bambina si sente libera, convinta che il futuro le appartenga. Ma fuori da casa, il mondo segue altre regole. A scuola, nell’adolescenza, nei primi amori, scopre che essere donna significa dover compiacere, adattarsi, imparare a stare dentro confini invisibili. Negli anni dell’università si illude di poter sfuggire a questo destino, si muove tra passioni e scelte, vive con slancio. Ma poi arriva il matrimonio, e tutto si chiude. La casa, i figli, il lavoro domestico non sono conquiste, ma vincoli. La sua individualità si assottiglia, la libertà si restringe dentro gesti sempre uguali. Negli anni Settanta, mentre la società inizia a interrogarsi sul ruolo delle donne, Annie si scopre intrappolata in una normalità che nessuno mette in discussione. La donna gelata è la cronaca di questa lenta trasformazione: donne educate a diventare appendici silenziose, mogli che tacciono, madri che scompaiono dietro al ruolo che ricoprono. Ernaux osserva il processo con spietata lucidità, mostrando il progressivo scivolare in un’esistenza ridotta. Ma nel gelo della protagonista si nasconde anche un rifiuto, un dissenso che si fa racconto. Dare un nome all’oppressione significa incrinarla. 


Lo ammetto: dopo aver letto i miei primi due libri di Annie Ernaux, e in particolare questo, non ho potuto fare a meno di domandarmi: Com’è possibile che sia arrivata a 47 anni senza mai leggerla prima?.

La donna gelata, in questa nuova edizione arricchita dall'introduzione di Chiara Tagliaferri, racconta la storia di una donna che, crescendo, si ritrova lentamente intrappolata in un ruolo che non ha scelto. Annie Ernaux, Premio Nobel per la Letteratura 2022, con uno stile limpido e tagliente ci accompagna nel racconto in prima persona della sua vita: dall’infanzia libera e spensierata, alla scoperta, da adolescente, delle regole non scritte imposte alle donne.

Da bambina gioca senza preoccuparsi di cosa sia “da femmina” o “da maschio”, cresce in una famiglia in cui i genitori lavorano entrambi e si dividono i compiti domestici: una normalità che, con il tempo, si rivela eccezione. A scuola, infatti, capisce che le ragazze devono soprattutto piacere, essere dolci, carine, non troppo brillanti. E così, quasi senza accorgersene, inizia ad adattarsi.

Durante l’università riscopre un po’ di libertà: studia, viaggia, vive storie leggere. Ma quando si innamora e diventa madre, la sua vita cambia. Il marito si aspetta che lei si occupi di tutto: casa, figli, lavoro. Lei mette da parte sé stessa, i suoi desideri, e lentamente si spegne. Il “gelo” del titolo non è mancanza di emozioni, ma il risultato di una rinuncia continua alla propria identità.

Ernaux racconta questa trasformazione con onestà e senza drammi. Ogni parola è essenziale, ma carica di significato. E molte lettrici, me compresa, possono riconoscersi nei suoi pensieri, nelle sue scoperte, nelle sue rinunce.  Una figura che ho apprezzato particolarmente nel libro è quella della madre, donna forte, libera e indipendente, che non si lascia imbrigliare dalle convenzioni sociali e trova nella lettura, nell'incontro con le storie delle persone e nell'esplorazione una forma autentica di espressione e libertà. 

Anche se è ambientato negli anni Sessanta, questo libro è ancora molto attuale. Ci invita a chiederci: quanto siamo davvero libere oggi? Quante aspettative sociali influenzano ancora le nostre scelte?  La donna gelata è una lettura importante, che fa riflettere molto, lasciando un segno. Un racconto intimo e tagliente che mostra il peso invisibile della cura, le pressioni sociali e la fatica quotidiana dell’essere donna, madre e moglie. Un’esperienza personale che si fa voce collettiva e riflessione politica.

Durata totale della lettura: una settimana
Bevanda consigliata: the verde all'arancia
Formato consigliato: cartaceo
Età di lettura consigliata: a partire dai 16 anni 
Consigliato a chi ha apprezzatoPassione semplice di Annie Ernaux





"Sono finiti senza che me ne accorgessi, i miei anni d'apprendistato. Dopo arriva l'abitudine. Una somma di intimi rumori d'interno, macinacaffè, pentole, una professoressa sobria. Una donna gelata."


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

lunedì 26 maggio 2025

Recensione: La mia più oscura preghiera

  

La mia più oscura preghiera
di S.A. Cosby

Editore: BUR Narrativa
Prezzo Cartaceo: € 16,00
Prezzo ebook: € 8,99
Pagine: 288
Titolo originale: My darkest prayer
Traduzione a cura di: Giuseppe Manuel Brescia


“Mi occupo dei corpi.” È così che Nathan Waymaker risponde quando gli chiedono che lavoro fa. Ex marine, ex vice sceriffo, ora lavora nell’agenzia funebre del cugino a Queen County, Virginia. Ma chi lo conosce sa che non è solo un becchino: se la polizia non vuole o non può aiutarti, è lui l’uomo giusto a cui rivolgersi. Quando il reverendo Esau Watkins viene trovato morto, alcuni fedeli della sua chiesa gli chiedono di indagare. Ma a Queen County, Virginia, la giustizia ha molte facce e quasi nessuna è pulita. Quello che sembra un facile lavoretto si trasforma presto in una spirale di caos nei meandri più torbidi della provincia americana, tra gangster dilettanti, spietati signori del crimine, prostitute, poliziotti corrotti e un predicatore tanto carismatico quanto pericoloso. Mentre gli intrighi si infittiscono, Nathan dovrà muoversi con astuzia tra le ombre della corruzione e i fantasmi del proprio passato, per portare alla luce una verità che molti preferirebbero lasciare sepolta. Perché a Queen County tutto si paga, e il prezzo della verità è il più alto di tutti. Con La mia più oscura preghiera, il suo romanzo d’esordio, S.A. Cosby getta il lettore nel cuore oscuro del Sud degli Stati Uniti, in una storia feroce e serrata, tra crimine, redenzione e violenza. Un noir sporco e implacabile, che segna l’inizio di quella che, con Legittima vendetta e Il sangue dei peccatori, si è imposta come una delle voci più originali del crime contemporaneo.



Nathan Waymaker 
S.A. Cosby, esordisce con questo thriller dopo avere vinto prestigiosi premi con altri romanzi.

È un thriller un po' atipico, che si svolge a Queen County in Virginia.
Nathan Waymaker lavora per il cugino nell'impresa di pompe funebri in questo piccolo villaggio dove tutti si conoscono. In passato è stato un poliziotto ma ha abbandonato il corpo di polizia dopo che ha avuto "problemi" con i colleghi. Non ha mai accettato che il responsabile della morte dei suoi genitori, persone oneste che gestivano un piccolo ristorante, l'ha passata liscia, chiaramente in seguito alle pressioni sulla polizia che ha archiviato il caso senza condannarlo. 
Il reverendo Esau Watkins viene trovato senza vita nel salotto di casa sua, apparente suicida, la morte causata da un colpo di fucile. Fervono i preparativi per il suo funerale con i suoi adepti in lacrime e disperati. 
Esau Watkins aveva fatto rinascere la chiesa che dirigeva, attirando tanti fedeli e gestendo con successo la congregazione, rendendola ricca e prospera.
Ma quando due anziane fedeli avvicinano Nathan chiedendogli di indagare sulla morte del reverendo, offrendogli una lauta ricompensa, inizia a fare domande. 
Anche alle persone sbagliate. 
Nathan conosce la figlia di Esau, che indifferente alle lacrime dei fedeli, se ne sta in disparte e lascia chiaramente capire che non piangerà il suo defunto padre. Se ne è andata appena ha potuto da questo villaggio, dopo che la madre si è tolta la vita perché non sopportava più di stare vicina a quel padre che dipinge come malvagio, egoista e interessato solo al profitto. 
E più riceve risposte alle sue domande, più Nathan si convince che il reverendo potrebbe essere stato assassinato, ma perché?

Scritto con maestria, con un linguaggio esplicito a caratterizzare ogni personaggio, alla scoperta di un'America rurale che ha molto da raccontare.

Durata totale della lettura: 5 giorni
Bevanda consigliata dall'autrice: latte e menta
Formato consigliato: cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 17 anni
Consigliato a chi ha apprezzato: i libri con Hap e Leonard di Joe. R. Lansdale


  "La fede a volte nasconde segreti scomodi."



Si ringrazia la Casa Editrice per la copia omaggio.

venerdì 23 maggio 2025

Recensione: La pasticceria di mezzanotte. La straniera

 



La pasticceria di mezzanotte. La straniera
di Noriko Onuma

Titolo OriginaleMayonaka No Panyasan: Gozen oji No Recipe
Prezzo Cartaceo: €16,00
Prezzo e-book: €9,99
Pagine: 208
Traduzione a cura di: Daniela Travaglini

5 COSE DA SAPERE PRIMA DI ENTRARE

1. La pasticceria è aperta dalle 23 alle 5 del mattino.

2. Se stai cercando rifugio, è il posto per te.

3. Non ordinare da solo: ti verrà offerto ciò di cui hai veramente bisogno.

4. Lasciati guidare dal profumo del pane appena sfornato.

5. Non permettere che la notte finisca prima di aver aperto il tuo cuore.


Benvenuti nella pasticceria di mezzanotte, un luogo speciale dove pasticcini e pane di ogni tipo sono esposti come fossero gioielli. Qui, tra baguette croccanti e panini al cioccolato, chi ne ha bisogno può trovare conforto. Come suggerisce il nome, la pasticceria è aperta solo di notte. Nozomi è di fronte alla vetrina. L’odore dolce del pane appena sfornato si mescola all’aria fredda e sembra chiamarla. Ma lei, la dolcezza, nella vita, non l’ha mai assaporata. Perché da quando era bambina è sempre stata lasciata sola. Eppure, lì qualcuno la accoglie come se la stesse aspettando da sempre. Sono il signor Kurebayashi, un uomo che sembra saper leggere l’anima delle persone attraverso il pane che sforna, e Hiroki, il giovane panettiere dallo sguardo serio e dalle mani gentili. Nozomi vorrebbe scappare. Ma intuisce che la pasticceria le sta offrendo la promessa di qualcosa di diverso. Infatti, ogni notte, quel luogo prende vita: diventa il rifugio di persone che, senza saperlo, lo stavano cercando. C’è un bambino abbandonato che trova conforto tra i cesti pieni di pane. C’è una donna che lotta per essere accettata. C’è un uomo che, ogni giorno, spera in un nuovo inizio. E così, Nozomi capisce che la famiglia non è sempre quella in cui nasci, ma quella che scegli. Proprio come un impasto che, con i giusti ingredienti e il calore, può diventare qualcosa di meraviglioso.



Il profumo del loro pane e dei loro dolci è irresistibile, Hirochi e Kurebayashi gestiscono una pasticceria speciale, la sua caratteristica peculiare è che il suo orario di apertura va da mezzanotte alle cinque del mattino, diventando così un rifugio per tutti coloro che non hanno un posto dove andare.
Hirochi è il mastro Boulanger e tutto ciò che esce dalle sue mani è incredibilmente delizioso, Kurebayashi invece, proprietario del locale, non è portato per il delicato e preciso lavoro del panificatore tuttavia il suo carattere gentile e confortante fa sì che la pasticceria di mezzanotte diventi un luogo di ristoro per chiunque ne abbia bisogno.
I personaggi di questo libro aumentano di uno in uno man mano che si prosegue con i capitoli, ognuno di loro arriva in pasticceria con un proprio background, sono completamente diversi uno dall’altro ma tutti finiscono per far parte dello stesso racconto, legati tra loro come gli anelli di una catena. 
La prima ad entrare è Noruko, adolescente abbandonata dalla madre che si trova di fronte al locale in cerca della sua sorellastra maggiore e finisce per stabilirsi definitivamente al piano superiore della pasticceria.
Il secondo è Kodama, bimbo che cerca di rubare dei prodotti da forno ma viene prontamente fermato da Noruko.
Poi viene Madarame, un uomo dall’aspetto cupo che nella vita fa lo sceneggiatore e con un “hobby” alquanto inquietante.
Segue l’arrivo di Sophia, personaggio dal passato accidentato che si affeziona immediatamente a Kodama.
Insieme si ritrovano a districare i fili dello stesso misterioso groviglio che li spingerà inevitabilmente a diventare una squadra.

La pasticceria di mezzanotte è un racconto che scorre senza intoppi, si lascia leggere facilmente e stuzzica la curiosità del lettore che viene  spinto a voler scoprire quale sarà il prossimo personaggio ad entrare in scena e quale sarà la storia che porta con sè.
Una lettura semplice e avvolgente, adatta anche e soprattutto a quei periodi in cui ritagliarsi del tempo per leggere non è semplice.

Il mio consiglio personale è di leggere questo libro solo quando ben sazi o distanti da eventuali dispense di cibo perché vi farà venire inevitabilmente l’acquolina in bocca ogni volta che descrive un burroso croissant, un fragrante danese al cioccolato o una baguette calda e croccante!


Durata  della lettura:  Tre giorni
Bevanda consigliata: Caffelatte (accompagnato da un croissant alla marmellata, visto il tema)
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 15 anni
Consigliato a chi ha apprezzato: Un gatto per i giorni difficili, Syou Ishida



      "«Il pane è un cibo democratico. Semplice e versatile: si può mangiare per strada, al parco, ovunque. Anche se non hai un tavolo dove sederti, anche se non hai nessuno accanto a te, puoi morderlo e godertelo. Il buon pane ha lo stesso sapore per tutti»."

 


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

mercoledì 21 maggio 2025

Recensione: Miss Bee e il fantasma dell'ambasciata

 



Miss Bee e il fantasma dell'ambasciata
di Alessia Gazzola

Editore: Longanesi
Prezzo Cartaceo: €14,90
Prezzo e-book: €8,99
Pagine: 272

Londra, 1925. Per impedirle di combinare ulteriori guai, Leonida Bernabò individua finalmente la sistemazione ideale per la vivace e scapestrata secondogenita Beatrice: un solido impiego presso l’ambasciata italiana.

Miss Bee si trova dunque a barcamenarsi fra impegni segretariali ed eventi prestigiosi, come il ricevimento in onore di una delegazione proveniente proprio da Firenze, la città natia dei Bernabò.

Il direttore degli Uffizi e la sua collega archeologa vengono accolti insieme a Edoardo, il figlio dell’ambasciatore italiano, con la fidanzata, Elisa. Non mancano neppure il visconte Julian Lennox – verso il quale Beatrice prova ancora sentimenti più travolgenti di quanto vorrebbe – e la sua promessa sposa Lady Octavia.

Ma nei giorni e soprattutto nelle notti successive, in ambasciata accadono fenomeni strani e spaventosi: rumori improvvisi, sussurri nel buio e presenze inquietanti. L’unica spiegazione parrebbe quella più implausibile: un fantasma.

Le cose tuttavia si aggravano, tanto da rendere necessario l’intervento della polizia nella persona dell’ispettore capo Archer Blackburn, vecchia e intrigante conoscenza di Beatrice.

Ma esiste davvero il fantasma dell’ambasciata? O è all’opera qualche forza di natura ben più concreta e minacciosa?

Contrariamente a quanto avrebbe auspicato papà Bernabò, tra amori e tremori sta proprio a Miss Bee scoprirlo.



Dopo la permanenza natalizia ad Alconbury, Beatrice torna a Londra, a Queen's Gate. Questa volta non potrà più sottrarsi all'impiego in ambasciata che le ha procurato suo padre Leonida. Non è entusiasta dell'ambiente in cui si trova e non ha mai fatto segreto del fatto che l'ambasciatore Gianandrea Verduno Conti non fosse particolarmente fra le sue grazie. Miss Bee è però costretta ad accettare l'incarico: deve proteggere la sua famiglia, soprattutto suo padre le cui sorti potrebbero dipendere esclusivamente dal suo comportamento. Leonida sta infatti aspettando con ansia il suo rinnovo per continuare ad insegnare come professore all'università di Londra. 

Il lavoro in sé a Beatrice non dispiace, ha diverse mansioni e tutto sommato le tiene la mente impegnata almeno per qualche ora: non riesce infatti a dimenticare le parole che Julian Lennox, Lord Warthmore, le ha rivolto il giorno in cui è ripartita da Alconbury Hall. 

In questo episodio ci sono molti personaggi nuovi, alcuni sono amici d'infanzia, come Federico Scandiani, figlio del carissimo amico di Leonida, Carlo Scandiani,  altri sono invece ambigui, come Edoardo, figlio dell'ambasciatore o Ettore Amerighi, consigliere di delegazione. La storia gira attorno ad avvenimenti particolarmente strani che scuotono la quiete dell'ambasciata:  gira voce che ci sia un fantasma ad animare le notti del palazzo. Ma Miss Bee e l'ispettore capo Blackburn cercheranno di capire se si tratta di un vero spirito o di qualcuno che ha deciso di sfruttare questa inquietante leggenda a suo favore.

In questo episodio ritornano anche molti dei personaggi già presenti nei primi due episodi, da Julian Lennox ed Octavia a, naturalmente, Blackburn. Consiglio vivamente di leggere entrambi i libri precedenti prima di tuffarsi nella terza avventura della giovane Bernabò. Il racconto prosegue in linea temporale ed è necessario aver letto gli altri due libri per poter capire, non tanto la trama investigativa che è diversa in ogni episodio, quanto più i personaggi ricorrenti nella loro interezza. Inoltre l'intreccio sentimentale che lega Bee con diversi personaggi è la storia che lega tutti gli episodi. 

Miss Bee e il fantasma dell'ambasciata è decisamente scorrevole, così come anche i primi due libri della serie. Personalmente li ho letti uno dietro l'altro e sono state davvero delle letture molto piacevoli. Ogni episodio termina lasciando quel giusto velo di curiosità che fa attendere il successivo con ansia e questo modus operandi è già presente all'interno del libro stesso: infatti anche all'interno di uno stesso capitolo si passa dal punto di vista di un personaggio a quello di un altro, da un'ambientanzione ad un altra, molto frequentemente. 

L'atmosfera anni Venti è sicuramente affascinante,  soprattutto per chi come me adora le ambientazioni storiche, ma quello che mi ha più colpito di questa serie è che nonostante si tratti di gialli estremamente leggeri e particolarmente intrisi di intrecci amorosi, siano immersi in contesti molto più profondi: in particolare il contorno socio-politico del fascismo che incombe in modo importante sulla famiglia Bernabò, soprattutto in quest'ultimo episodio. Non mancano avvenimenti che rappresentino in modo efficace anche le condizioni delle donne negli sfavillanti anni Venti. 

La cosa soprendente è che tutto ciò non appesantisce assolutamente il racconto. 

In autunno uscirà il quarto libro di Miss Bee, che noi aspettiamo con moltissima ansia e curiosità e di cui al momento non sappiamo ancora nulla!


Durata  della lettura:  Tre giorni
Bevanda consigliata: Tè zuccherato con una goccia di latte
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 13 anni
Sito dell'autrice: Alessia Gazzola: Instagram
Consigliato a chi ha apprezzato: Le indagini di Phryne Fisher di Kerry Greenwood; Agatha Raisin di M.C. Beaton; L'allieva di Alessia Gazzola.



      "«La povera gente si può fare giustizia solo così, solo da sé.» Quel sentimento di sfiducia nella povera gente era proprio quello che Archer si ostinava a voler smentire. 

Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

domenica 18 maggio 2025

Recensione: Passione semplice

 



Passione semplice
di Annie Ernaux 

Titolo originale: Passion simple
Traduzione di Lorenzo Flabbi
Editore: Rizzoli
Prezzo cartaceo: € 11.00
Pagine: 80

La telefonata, la visita. Lui arriva, lei lo accoglie. Poco dopo lui se ne va. E lei torna ad aspettare, mentre tutto il resto della vita diventa un fondale sbiadito. Un amante, un uomo sposato, che appare e scompare senza lasciare tracce, che chiama solo quando può. Lei si aggrappa a quei pochi istanti, li consuma, li rivive, mentre il resto del tempo si riduce a un’attesa e gli incontri con lui si fanno misura della sua vita. L’attesa stessa diventa presenza e ogni gesto – cambiare le lenzuola, riempire la casa di fiori, preparare il whisky, vestirsi – è un rituale ossessivo, un modo di dare ordine al vuoto. E anche quando la storia finisce, la dipendenza resta. L’assenza non libera, ma incatena. Tutto ciò che lei tocca, che guarda, che vive è intriso di quell’uomo, del suo passaggio, del suo odore. Passione semplice è l’anatomia di un sentimento che si manifesta nella sua forma più nuda e incontrollata: senza idealizzazione, senza compromessi, senza difese. Ernaux ne segue il battito con una scrittura scarna, limpida, portando alla luce ciò che resta quando ogni finzione cade.


Passione semplice è il primo libro che leggo di Annie Ernaux, ed è stato un incontro fulmineo ma potente. Un racconto breve e denso, capace di raccontare, in poco più di sessanta pagine, cosa succede quando il desiderio prende il sopravvento su tutto e la vita si trasforma in attesa.

La protagonista vive una relazione con un uomo sposato. Non c’è una vera trama, almeno non nel senso tradizionale: ci sono lei, lui, e l’attesa. Giorni trascorrono sospesi, in funzione di una chiamata, un messaggio, un incontro. Tutto il resto, lavoro, amici, impegni, passa in secondo piano. È la storia di una donna che si lascia travolgere completamente, che mette in pausa sé stessa, definendosi unicamente attraverso la presenza (o l’assenza) dell’altro.

Quello che colpisce di più è la scrittura di Ernaux: semplice, diretta, quasi fredda, eppure capace di colpire al cuore. Non abbellisce, non giudica. Racconta con disarmante onestà una fragilità che molti possono riconoscere, anche senza aver vissuto un’esperienza simile. 

Uno degli elementi centrali del libro è la rappresentazione della dipendenza affettiva: la protagonista cerca costantemente di meritarsi l’amore dell’uomo, trasformandosi per piacere e scongiurare l’abbandono. Vive nella convinzione di dover conquistare ogni giorno il suo posto nella relazione, accontentandosi di poco pur di non perderlo. Nonostante la consapevolezza del disequilibrio, si illude che anche lui provi qualcosa, alimentando un legame fondato sull’attesa e sull’idea che solo essere pensata le dia un senso di esistenza

C’è consapevolezza, sì, del disequilibrio. Ma è continuamente soffocata dal bisogno disperato di quell’uomo, trasformato in àncora, in fonte di senso, in identità.

Perfino scrivere il libro diventa un modo per trattenerlo. Per non lasciarlo sparire del tutto. Come se la narrazione potesse renderlo eterno, ancora reale, ancora presente. Ma con il tempo qualcosa cambia. I pensieri si fanno meno ossessivi, i ricordi meno acuti. La protagonista torna ad assaporare piccole cose, a riappropriarsi del quotidiano.

Il romanzo si chiude con un ultimo incontro, quando A. ritorna brevemente a Parigi. Un momento già destinato a essere conclusivo, senza illusioni. Lei lo affronta con la consapevolezza che non lo rivedrà più. Ma ora qualcosa è cambiato: il dolore ha lasciato spazio a una forma di accettazione. La separazione, seppure dolorosa, diventa possibile.

Passione semplice è stato, per me, come guardarsi allo specchio in un momento di fragilità. Senza vergogna. È un libro che non consola, ma che scava. E che racconta, con una sincerità disarmante, quanto possa essere vulnerabile, e profondamente umana, la nostra fame d’amore.

Durata totale della lettura: poche ore
Bevanda consigliata: caffè americano
Formato consigliato: cartaceo
Età di lettura consigliata: a partire dai 16 anni 
Consigliato a chi ha apprezzato: Ripetizione di Vigdis Hjorth





"Da bambina per me il lusso erano le pellicce, gli abiti lunghi e le ville sul mare. Più tardi, ho creduto che fosse condurre una vita da intellettuale. Ora mi sembra che sia anche poter vivere una passione per un uomo o una donna."


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

mercoledì 14 maggio 2025

Recensione: Il colore dell'acqua

 


Il colore dell'acqua
di James McBride

Editore: Fazi, Collana Le Strade
Prezzo cartaceo: € 18
Prezzo eBook: € 9
Pagine: 240
Titolo originale: The Color of Water. A Black Man’s Tribute to His White Mother
Traduzione a cura di: Roberta Zuppet

Dopo il successo di L’emporio del Cielo e della Terra, torna il capolavoro di James McBride. Pubblicato per la prima volta nel 1995, un vigoroso libro d’esordio a carattere autobiografico nel quale l’autore rievoca le proprie origini composite attraverso il toccante ritratto della figura materna.

Figlio di un ministro di culto nero e di una donna bianca che non ammetteva di esserlo, James McBride è cresciuto in un caos orchestrato insieme ai suoi undici fratelli nel quartiere popolare interamente nero di Red Hook, a Brooklyn. Chi è Ruth McBride Jordan? Una donna evasiva riguardo alla propria etnia ma ferma nell’amore per i dodici figli neri. “Mamma”, una donna ferocemente protettiva con “occhi scuri pieni di energia e fuoco”, radunava la sua nidiata agli eventi culturali gratuiti di Manhattan, li mandava in autobus alle migliori scuole (principalmente ebraiche), pretendeva buoni voti e imponeva rispetto. Per il piccolo James sua madre era fonte di imbarazzo, preoccupazione e confusione: soltanto verso i trent’anni scoprì la verità sulle sue origini e sul suo dolore sepolto da tempo.

McBride ripercorre in questo libro le orme di sua madre e, attraverso la sua voce bruciante e vivace, ricrea la sua straordinaria storia e condivide ricordi sinceri delle sue esperienze di figlio povero di razza mista, i suoi flirt con la droga e la violenza, fino al successo professionale.

«Un autore che fuori dagli Stati Uniti non ha ancora ottenuto il meritato riconoscimento, mentre “Kirkus Review” lo ha definito Storyteller in Chief».
Antonio Monda, «Robinson – la Repubblica»

«Complesso e commovente, intriso di questioni di razza, religione e identità. Eppure questi problemi non sono centrali. Il trionfo del libro è che razza e religione vengono trascese in queste storie intrecciate dall’amore familiare, dalla pura forza di volontà di una madre e dalla sua incrollabile insistenza sul fatto che solo due cose contano davvero: la scuola e la chiesa. È la sua voce – unica, incisiva, spietata e ironica allo stesso tempo – a dominare questa storia di coppia e diventare il suo contributo più ricco. Le due storie, quella del figlio e quella della madre, splendidamente giustapposte, costituiscono una nota aggraziata in un momento di polarizzazione razziale».
«The New York Times Book Review»

«Vivace come un romanzo, un contributo ben scritto e ponderato alla letteratura sulla razza».
«The Washington Post Book World»




Un romanzo autobiografico che affronta con onestà, freschezza e assenza di retorica delle tematiche tanto inflazionate quanto razza, religione e identità. James McBride alterna, capitolo dopo capitolo, la sua voce a quella della madre, di cui riesce finalmente a sapere di più soltanto in età adulta, dopo una serie di ricerche, viaggi e domande a cui ottenne risposte più o meno evasive. 
Madre bianca, figlio nero. 
Basterebbe forse questa sola affermazione per darvi un assaggio dell'unicità di questo romanzo, che non dimentichiamoci è prima di tutto una storia di vita vera. Il perno attorno al quale ruotano volti, luoghi e avvenimenti è infatti senza dubbio la figura della madre di James, nata Rachel Deborah Shilsky e in seguito diventata Ruth McBride Jordan. 

Un cambiamento di nome da lei voluto e con forte valenza simbolica, a rappresentare la cesura con la sua famiglia di origine e il suo passato ebreo ortodosso per abbracciare le scelte di una giovane Ruth che da donna bianca diventerà moglie di due uomini neri, ai quali darà in totale dodici figli. Di quel passato doloroso e severo manterrà uno stile educativo inflessibile nei confronti dei figli, a cui trasmetterà senso di disciplina, rispetto e interesse verso l'educazione e la formazione. Una donna forte e tenace, capace di concedere grandi amori e farsi rispettare, seppur nella concreta difficoltà di mandare avanti una famiglia così numerosa negli Stati Uniti del XX secolo dove le questioni razziali e una visione del mondo dove non pareva possibile che bianchi e neri potessero essere uniti erano ancora dominanti.
Al di là dello scenario politico e sociale in cui si svolge, la storia di James e di sua madre resta, senza dubbio, una storia di intensa umanità, di ricerca delle proprie radici, dello scoprire se stessi attraverso l'altro, scritta con una penna intensa e sincera. 
Un libro che una volta aperto non riuscirete più a smettere di leggere. 


Durata totale della lettura: quattro giorni
Bevanda consigliata:  spritz o analcolico alla frutta
Formato consigliato: cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 15 anni
Website dell'autore: James McBride




"Hobby? Non ne avevo. Correre. Era quello il mio passatempo. A volte, quando Tate non era in casa, spalancavo la porta della drogheria e cominciavo a correre. Ovunque. Correvo nelle vie secondarie dove abitavano i neri, attraversavo i binari fino ai quartieri dei bianchi. Mi piaceva andare di corsa solo per sentire il vento che mi soffiava in faccia, guardarmi in giro ed essere lontana da casa. Ho sempre amato correre."



Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

mercoledì 7 maggio 2025

Recensione: L’alveare



  L’alveare

 di Margaret O'Donnell

 Editore: Mondadori
 Prezzo: € 22
 Pagine: 312
 Titolo originale: The Beehive 
 Traduzione a cura di: Federica Aceto

  Dopo essere salito al potere accusando le donne di aver portato il paese alla catastrofe economica per aver occupato posizioni professionali destinate agli uomini, il dittatore Gorston getta le basi di una nuova società che si fonda su due pilastri: l’ossessione per la maternità e la disumanizzazione femminile. Dall’età di dieci anni, infatti, le donne vengono suddivise in due categorie: la maggioranza, che ha il compito di sposarsi e partorire un figlio ogni due anni; e le ragazze con un quoziente intellettivo più elevato che, dopo essere state sottoposte a una sorta di “indottrinamento” volto a spegnerne ogni vivacità umana, devono lavorare. Le posizioni a loro riservate, tuttavia, sono quelle ancillari, che gli uomini abitualmente rifiutano: segretarie, infermiere, centraliniste. Costrette a tingersi i capelli di grigio e a indossare abiti grigi in una sorta di tenuta d’ordinanza che mortifica ogni tratto della loro femminilità, questo esercito in bianco e nero si muove silenzioso in un sistema di controllo e di divieti. Sarah Hillard è una di loro, ma solo all’apparenza. Di giorno fa la segretaria, di notte si nasconde in luridi scantinati, dove prepara militarmente una rete clandestina di donne per il giorno dell’Insurrezione, momento in cui Gorston dovrà morire e le donne potranno finalmente liberarsi. Pedinata da Steiner – capo della polizia segreta e braccio destro di Gorston -, che ha fiutato qualcosa, Sarah è pronta a tutto pur di mettere a segno il suo pericoloso piano rivoluzionario. Unico romanzo pubblicato da Margaret O’Donnell, attivista irlandese per i diritti civili, L’alveare è stato scritto cinque anni prima del famoso Racconto dell’Ancella di Margaret Atwood, con cui condivide le tematiche di fondo e molti elementi di trama. Temi che, a quasi mezzo secolo di distanza, continuano a risuonare con grande forza e rilevanza, facendo dell’Alveare un pilastro della narrativa distopica femminista da riscoprire assolutamente.




Se vi è piaciuto Il racconto dell'ancella, questo romanzo fa assolutamente per voi. 

Ci troviamo in una città non ben definita in Irlanda, governata da un regime dittatoriale capeggiato da Gorston, salito al potere trent'anni prima. A causa di un tasso di natalità eccessivo, la città (e in parte anche il resto del mondo) era sprofondata in una profonda recessione, con un tasso di disoccupazione spaventoso. Gli uomini, sostenuti dalla Chiesa, vedevano di cattivo occhio il fatto che le donne lavorassero mentre loro erano disoccupati: secondo la loro visione, le donne avrebbero dovuto limitarsi a essere madri e mogli. 

Gorston crea quindi una società "perfetta" per loro. Le donne vengono analizzate all’età di dieci anni e suddivise tra lavoratrici e mogli. Le prime, chiamate “le grigie” per via dei capelli tinti, vengono educate a considerarsi inferiori agli uomini, a non provare emozioni né a pensare autonomamente. Le seconde devono sposarsi e avere un figlio ogni due anni. 

 Alcune donne, però, iniziano a organizzarsi per porre fine a questo scempio di società. Carl, autore di alcuni murales nella nuova Sala del Popolo e proveniente da un’altra città non soggetta al regime di Gorston, decide di aiutarle, sconvolto dalle vicende raccapriccianti che gli vengono raccontate. La struttura distopica del romanzo mi ha catturata subito e, man mano che proseguivo nella lettura, mi sono resa conto di quanto gli aspetti legati alla sottomissione femminile non fossero poi così "fantastici". Un immaginario inquietantemente vicino alla realtà. 

 Il romanzo ha un ritmo incalzante e uno stile asciutto, essenziale, proprio come la protagonista e le altre grigie. Mi è dispiaciuto che non fosse più lungo: ci sarebbero stati mille spunti da approfondire — cosa succede dopo? Cosa è accaduto alle mogli? Insomma, un romanzo di ribellione, di riscatto, di logica e strategia, con scene che vi faranno venire i brividi perché, purtroppo, troppo vicine alla realtà. Un libro che vi farà pensare e riflettere. 

 Ho trovato il finale troppo affrettato: come dicevo, mi sarebbe piaciuto leggere di più! Consigliatissimo, anche se non incisivo quanto il romanzo di Atwood pubblicato cinque anni dopo.


Durata totale della lettura: Quattro giorni
Bevanda consigliata: Aranciata fresca
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 15 anni
Website dell'autrice: Imbi Neeme
Consigliato a chi ha apprezzato: Un grido di luce di Abi Daré





"Il cuore apparteneva a tempi più tranquilli, quando la battaglia sarebbe stata vinta e la società non avrebbe approfittato delle debolezze del cuore per distruggere lo spirito." 
 


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio
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