lunedì 10 novembre 2025

Recensione: I dilemmi delle donne che lavorano

 

I dilemmi delle donne che lavorano
di Fumio Yamamoto

Titolo originale: Planaria
Traduzione di Gala Maria Follaco
Editore: Neri Pozza
Prezzo cartaceo: € 18.00
Pagine: 224

In questo libro ormai diventato di culto, Fumio Yamamoto racchiude le tante anime femminili della società giapponese, tra emancipazione e ruoli tradizionali, aspirazioni legittime e millenarie aspettative. Riscoperto a venticinque anni dalla prima pubblicazione, e solo ora tradotto in italiano, questo classico moderno, femminista e anticapitalista, è una lettura senza tempo.

Haruka deve smettere di parlare della sua malattia, ma non sa se ne è capace. È guarita, eppure la malattia sembra ormai diventata la sua identità. Tutti nella sua vita, amici, fidanzato, famiglia, la vedono come la solita Haruka. Nessuno pare accettare la sua trasformazione. Izumi deve trovarsi un lavoro ma, da quando è stata costretta a stravolgere la sua realtà, non è più sicura di volerlo. E se questa nuova vita, senza marito e senza occupazione, fosse la felicità? Ogni notte Katō deve arrivare alla fine del turno al minimarket senza essere molestata. Deve soprattutto cercare di non pensare alla figlia adolescente, che non vive più in casa da quattro anni e che spera solo di non diventare mai come sua madre. Mito deve scegliere se sposare il suo fidanzato. Oppure lasciarlo. Dopo sette anni, sarebbe il naturale esito della loro relazione, anche se per Mito significherebbe sposare un quasi trentenne disoccupato: e se il passato fosse tutto quello che è rimasto fra loro? Sumie deve fermarsi. Selvaggia e senza un luogo in cui posarsi, cerca calore, forse adorazione, di sicuro una vita eccitante. Non è però disposta a barattare nulla in cambio della sua libertà.
In questo libro ormai diventato di culto, Fumio Yamamoto racchiude le tante anime femminili della società giapponese, tra emancipazione e ruoli tradizionali, aspirazioni legittime e millenarie aspettative. Riscoperto a venticinque anni dalla prima pubblicazione, e solo ora tradotto in italiano, questo classico moderno, femminista e anticapitalista, è una lettura senza tempo.

Guardai il vagone pieno di impiegati mezzo addormentati e pensai che gli uomini fossero tanto da ammirare quanto da compatire. Nascono maschi e per questo sono tenuti a recitare la parte del più forte, al lavoro come in famiglia. Non possono accontentarsi della fetta più piccola.

«Le protagoniste di Yamamoto ricordano quelle di Sayaka Murata». Asian Review of Books «Arguto, saggio e provocatorio». Cecelia Ahern «Donne in lotta con le aspettative della società, con le loro piccole grandi ribellioni: un vero classico». The Boston Globe


Venticinque anni dopo la sua prima pubblicazione in Giappone, arriva finalmente anche in Italia I dilemmi delle donne che lavorano di Fumio Yamamoto, edito da Neri Pozza. Una raccolta di racconti che ci immerge nella quotidianità di cinque donne giapponesi alle prese con le contraddizioni del lavoro, della famiglia, dell’amore e di sé stesse, in una società che spesso le osserva senza davvero vederle.

Premiato con il Premio Naoki per la Letteratura, il libro è considerato oggi un pilastro della narrativa femminista del Giappone contemporaneo. E la domanda è inevitabile: perché leggerlo proprio ora, a venticinque anni di distanza?
Forse perché nulla, in fondo a ben guardare, è davvero cambiato.

Le protagoniste dei cinque racconti di Yamamoto (Haruka, Izumi, Katō, Mito e Sumie) non sono eroine né vittime ma donne comuni, alle prese con scelte difficili, piccoli compromessi, gesti di ribellione silenziosa.
Haruka, guarita da un tumore in giovane età, lotta per ritrovare un equilibrio: il suo corpo è guarito, ma la mente resta imprigionata nella malattia e nella sua paura.
Izumi, trentenne divorziata, si scopre incapace di reinventarsi dopo aver perso marito e lavoro, e si interroga su cosa significhi davvero libertà.
Katō lavora di notte in un supermercato per tenere insieme famiglia e conti, mentre la figlia adolescente la disprezza e il marito, demansionato, si rifugia nel silenzio.
Mito, venticinquenne con un impiego stabile, è divisa tra il matrimonio e l’istinto di fuga, tra la sicurezza e la voglia di non appartenere a nessuno.
Infine Sumie, l’unica raccontata da una voce maschile, sceglie la marginalità: non lavora, non si giustifica, non chiede. Vuole solo essere libera.

Ciascuna di loro affronta un dilemma che non è soltanto personale, ma riguarda tutte e tutti noi: come è possibile esistere davvero, quando il mondo ti chiede solo di adeguarti?

Il punto di forza del libro sta proprio nel raccontare il quotidiano con una precisione quasi chirurgica, senza filtri né compiacimenti. Le protagoniste non aspirano al successo, né ad un’emancipazione patinata: cercano solo  spazio per respirare, di esistere senza dover chiedere scusa. Ogni dettaglio, lo sguardo basso, il silenzio, la forma, racconta una cultura che preferisce l’adattamento alla ribellione.

Licenziarsi, restare sole, non rispondere a un messaggio, decidere di non spiegarsi, ogni decisione può diventare un atto politico e ogni scelta quotidiana, anche minuscola e non perfetta, può diventare libertà.

Nella sua apparente semplicità, "I dilemmi delle donne che lavorano" è un testo che mette a nudo la complessità dell’essere donna non solo in Giappone, ma ovunque e ci invita a riconoscerci, almeno in parte, in quelle vite così diverse eppure così vicine.
Yamamoto racconta il “normale” con una lucidità disarmante, trasformando la quotidianità in una forma di rivelazione.
Ed è proprio questo l’aspetto che più mi ha colpita: la capacità di dare valore alle piccole cose, ai silenzi, ai pensieri taciuti, e di farli diventare specchio di qualcosa di universale.
Leggendo, ho avuto spesso la sensazione che Yamamoto stesse parlando anche di me, di noi, di tutte quelle volte in cui ci siamo sentite sospese tra il dovere e il desiderio, tra ciò che ci si aspetta e ciò che vorremmo davvero essere.
La sua scomparsa nel 2021 rende questa riscoperta ancora più preziosa: un modo per ritrovare, attraverso la sua voce discreta ma potente, un pezzo della nostra..


Durata totale della lettura: una settimana
Bevanda consigliata: the caldo ai frutti di boschi
Formato consigliato: cartaceo
Età di lettura consigliata: a partire 17i
Consigliato a chi ha apprezzato: La donna gelata di Annie Ernaux





"Guardai il vagone pieno di impiegati mezzo addormentati e pensai che gli uomini fossero tanto da ammirare quanto da compatire. Nascono maschi e per questo sono tenuti a recitare la parte del più forte, al lavoro come in famiglia. Non possono accontentarsi della fetta più piccola".


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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