mercoledì 19 marzo 2025

Recensione: Una questione di soldi



  Una questione di soldi

 di Gabriella Genisi

 Editore: Sonzogno
 Prezzo: € 16
 Pagine: 192
 
  16 marzo, Bari. In una delle strade del quartiere murattiano viene rinvenuto il cadavere di una donna, che pare essersi gettata dal balcone del suo appartamento. Quando Lolita Lobosco arriva sul posto, però, capisce subito che non si tratta di un gesto avventato, bensì di un omicidio. La vittima è Margherita Colonna, direttrice della filiale di un istituto di credito, recentemente separata e in una nuova relazione, eppure priva di grandi affetti. Ma c’è dell’altro: la donna è spaventosamente simile a Lolita. La commissaria Lobosco – ancora intenta, dopo un fugace capodanno a Torino, a superare la rottura con Caruso – si ritrova così a dover fare luce sulla vita di una donna sola, giudicata da colleghi e parenti come avida e priva di empatia, ossessionata dai soldi e dall’ostentazione del lusso. Con la tenacia che la contraddistingue, Lolita inizia a seguire molteplici piste, sulla scia di un passato oscuro e burrascoso che smuoverà insospettabili fili nascosti. Accanto a Lobosco tornano Esposito e Forte, le immancabili spalle che l’affiancano ormai da anni nelle sue inchieste, l’amica Marietta – con una stramba proposta a cui la commissaria non riesce a smettere di pensare –, e un nuovo amore, passionale quanto inaspettato.




Torna la tanto amata Lolita Lobosco, che questa volta, oltre al consueto fascino e alla sua inconfondibile bravura, ci svela un lato più sensibile di sé. 

 Caruso si è trasferito, e la storia, che ormai non avrebbe più avuto motivo di esistere così com'era, ha dato vita a un legame ancora più forte. Marietta, anche stavolta, si conferma l'amica che tutti dovremmo avere: una sorta di seconda madre, che, sebbene un po' invasiva, si preoccupa sinceramente per Lolita e la sua vita. 

Nel frattempo, la commissaria è impegnata nelle indagini sulla morte di Margherita, una donna che le somiglia incredibilmente. Il suo cadavere è stato ritrovato ai piedi del palazzo in cui abitava. La possibilità che si tratti di un suicidio viene scartata quasi subito, dato che Margherita non sembrava avere alcuna intenzione di lasciare questo mondo. Questa donna poco amata da chi la circondava, direttrice di una banca, sembra avesse dei giri loschi legati agi uomini e al suo costante bisogno di oggetti di lusso.

 Lolita, però, è distratta dalla straordinaria somiglianza con la vittima e dalle pressioni del questore, che sembra convinto che la sua distrazione sia legata al fascino del bel avvocato che la commissaria ha appena conosciuto. Questa volta, conosciamo un lato inedito di Lolita: perde parte della sua consueta durezza, mostrando vulnerabilità e, in alcune situazioni, perde addirittura le staffe. La famiglia che si è scelta, tuttavia, la sostiene in ogni momento, non solo nel presente, ma anche guardando al futuro.

Un romanzo in cui Lolita scopre una parte di sé che non conosceva e tantomeno si aspettava, una voglia di ricambiare ciò che è stato dato a lei e che ora può donare ad altri. Un cambiamento che la porta a scoprire il suo lato più umano e, forse, anche più felice. 

Un libro consigliato a chi cerca una lettura intrigante e al tempo stesso veloce, capace di coinvolgere sia cuore che mente.Come sempre, a fare da cornice a questa trama avvincente c'è il profumo di una ricetta tipica: i famosi "spaghetti all'assassina", che colorano di rosso l'intero romanzo. 


Durata totale della lettura: Quattro giorni
Bevanda consigliata: Aranciata fresca
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 14 anni
Consigliato a chi ha apprezzato: Terrarossa di Gabriella Genisi



«Siamo adulte e negli anni abbiamo smussato le insicurezze e certe asperità, e compreso anche che l’amore da dare e ricevere non riguarda sempre e soltanto il principe azzurro.». 


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

martedì 18 marzo 2025

Recensione: Investire in parole povere

 



Investire in parole povere
di Aminata Gabriella Fall
@pecuniami

 Editore: Corbaccio
 Prezzo cartaceo: € 18
Pagine: 208

Il mondo dei soldi spiegato con chiarezza per tutte le tasche e per tutte le età
Siamo portati a credere che per investire in maniera consapevole sia necessario essere degli esperti matematici, dei super studiosi della materia, magari delle persone prive di scrupoli… e, non ultimo, che sia fondamentale avere un grosso patrimonio. In realtà investire è importante quanto risparmiare. Si risparmia per far fronte agli imprevisti facendo leva sul nostro io prudente e persino pessimista, si investe per migliorare la nostra condizione facendo leva sul nostro io più ambizioso e ottimista. E non c’è un patrimonio minimo o un’età per investire. Chiunque abbia un reddito o dei risparmi può farlo. L’importante è conoscere le proprie aspirazioni, misurarle con la realtà della propria situazione economica e imparare ad affidarsi agli strumenti e alle persone giuste. 
In questo libro Pecuniami offre ai lettori, soprattutto i giovani che si affacciano sul mondo del lavoro e le donne, che da sempre hanno un rapporto «difficile» con i soldi, una cassetta degli attrezzi per entrare nel mondo degli investimenti dalla porta principale con basi ordinate e consapevoli. Spiega con chiarezza le differenze fra i prodotti finanziari, insegna a leggere i fogli informativi spesso complicati e poco trasparenti, aiuta a capire di chi possiamo fidarci, sempre parametrando, attraverso test ed esempi pratici, ogni nostra azione a ciò che abbiamo e a ciò che vogliamo raggiungere.
Un libro che spiega come iniziare a investire a qualunque età e indipendentemente dall’entità della somma di denaro a disposizione.




Un manuale schietto, chiaro e coinvolgente di educazione finanziaria, un tema - purtroppo - ancora troppo poco trattato in Italia, sia a livello di curriculum scolastico, all'interno del quale (ahinoi) è totalmente assente, sia a un più generico livello sociale di conversazioni tra amici, colleghi e conoscenti.
Avete capito bene: qui si parla di soldi. E se ne parla senza censure, con un taglio informativo ed esplicativo che aiuta chiunque a fare chiarezza sia sui propri obiettivi e sulle proprie aspirazioni di vita, che sul proprio livello di conoscenza della materia e di certi concetti e istituzioni. 

Alternando infatti capitoli di spiegazione e consigli pratici con simpatici test che aiutano a comprendere meglio la nostra propensione al rischio e il nostro atteggiamento nei confronti del risparmio e degli investimenti, Pecuniami ha il merito di consegnarci un testo realmente utile e applicabile sin da subito nella nostra vita quotidiana. Se infatti l'autrice tratta alcuni temi più tecnici, quali l'imprescindibile budget di cui tutt* noi abbiamo sentito parlare almeno una volta nella vita spiegando perché sia così importante averne uno, ci offre anche dei consigli da amica, come quello di trovarsi "un amico dei soldi", ossia una persona della nostra cerchia di fiducia con cui potersi confrontare su questa tematica senza vergogna né timore del giudizio altrui. Un suggerimento apparentemente banale che fa però riflettere sui tabù ancora radicati nella società italiana e sull'importanza di farci parte attiva per superarli. 
Il manuale prosegue dettagliando figure professionali, istituzioni e strumenti di supporto agli investimenti o fonti di rischio e pericolo da cui stare lontano, illustrando chiaramente i concetti di base del mondo dell'investire (mercati, strumenti finanziari, indici, fondi) per poi sottolineare l'importanza dell'orizzonte temporale degli investimenti e della diversificazione riepilogando infine i concetti chiave in chiusura per ribadire i punti di principale attenzione.
Finalmente grazie a Pecuniami ci è passato il timore reverenziale nei confronti degli investimenti, che ora possiamo considerare come uno strumento alla portata di tutt* per migliorare la nostra qualità di vita e non più come uno spauracchio che parla in "bancalese" da cui fuggire! Provare per credere!


Durata totale della lettura: tre giorni
Bevanda consigliata:  centrifugato di frutta e verdura
Formato consigliato: cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 15 anni
Website dell'autrice: Pecuniami




"Se state leggendo queste pagine è perché, nonostante tutto, cercate di affrontare la vita con una dose di ottimismo. Solo, non sapete da che parte cominciare."



Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

mercoledì 12 marzo 2025

Recensione: Potevi pensarci prima

 

Potevi pensarci prima
di Gilda Sportiello

Editore: Rizzoli
Prezzo cartaceo: € 17.50
Pagine: 204

Giudizi indesiderati, molestie, tentativi manipolatori di dissuasione, stanze dell’ascolto, violenze fisiche e psicologiche, disinformazione: quando una persona decide di interrompere una gravidanza è questo che spesso si trova ad affrontare. Pratiche e modalità che hanno il preciso scopo di alimentare lo stigma, suscitare sensi di colpa, rafforzare l’idea che ci sia un solo destino possibile: quello segnato dal dolore e dalla vergogna. È così che l’aborto viene trattato dalla morale – o dalla cattiva politica che si fa morale -, spacciato per gentile concessione e non riconosciuto come diritto alla salute, ostacolato e intralciato: da servizi inesistenti, consultori svuotati, tassi di obiezione così alti da diventare impedienti, leggi applicate solo in parte o del tutto disattese, pratiche inaccettabili che si trasformano in violenza impunita. Gilda Sportiello ci invita a tenere alta la guardia contro l’attacco che in Italia e in molti altri Paesi le destre stanno sferrando al diritto all’aborto sicuro e legale, presenta dati incontrovertibili (quando esistono), smonta la retorica del dolore e la narrazione della colpa, per ribadire che l’aborto va difeso come il frutto di una scelta libera e consapevole e garantito in spazi sicuri e mai giudicanti.


Ho terminato l'ultima pagina di "Potevi pensarci prima" il pomeriggio della Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, una coincidenza che ha reso la lettura di questo libro ancora più potente. Un libro scritto perchè oggi più che mai c'è bisogno di parlare di aborto. Quando ci si scontra con la realtà della mancanza o sottrazione dei diritti, ci si accorge di quanto poco si conosca ciò che accade davvero quotidianamente negli ospedali, negli studi di ginecologia e in alcuni consultori: un vero e proprio percorso ad ostacoli, costellato di negazioni e sofferenza.

Gilda Sportiello ci racconta e condivide la sua esperienza personale, come atto politico, raccontandoci il momento in cui ha deciso di abortire e tutto ciò che ne è conseguito. La sua non è solo una storia individuale, ma inevitabilmente collettiva. Attraverso la sua condivisione, rompe un tabù ancora molto resistente intorno al tema aborto, rivendicando il diritto delle donne a scegliere senza dover dare spiegazioni, doversi giustificare e provare vergogna.

L'autrice affronta il tema dell'obiezione di coscienza, che impedisce l'accesso ai nostri diritti, costringendo spesso le donne a spostarsi fuori regione. Un dramma ancora più grave per le donne migranti, che si ritrovano a dover affrontare le difficoltà senza alcuna figura di mediazione culturale. A tutto ciò, come se non fosse già abbastanza, si aggiungono vere e proprie violenze, come l'ascolto obbligato del battito del feto.

Viviamo in una società patriarcale, in cui l'uomo può scegliere di non voler essere padre senza essere giudicato, mentre la donna viene socialmente "programmata" per diventare madre, pena l'emarginazione. Sportiello denuncia anche lo smantellamento dei consultori pubblici, strumenti fondamentale di conquista da parte di lotte femministe, sostituiti progressivamente da strutture private. Introduce il concetto di "obiezione di struttura", un meccanismo che impedisce di fatto l'accesso all'aborto in alcuni luoghi, un aspetto che nemmeno immaginavo esistesse.

Un altro tema fondamentale è il TU486, ovvero il percorso per l'aborto farmacologico. Perchè in altri paesi è disponibile fino al sessantesimo giorno di amenorrea senza la necessità di ricovero ospedaliero, mentre in Italia per molto tempo è stato regolamentato con criteri più restrittivi? 

L'autrice ci ricorda che la maternità e la genitorialità non sono le uniche strade percorribili: ogni donna ha il diritto di scegliere della propria vita e nessuna libertà esiste se un diritto non è garantito. Le donne e persone dotate di utero che vogliono interrompere una gravidanza devono affrontare una corsa ad ostacoli fatta di burocrazia, stigma sociale, consultori svuotati di personale, obiezione di coscienza e ostacoli psicologici imposti. Nel libro si parla anche delle associazioni che si definiscono "pro-vita", che di fatto ostacolano il diritto di scelta, come se chi decide di abortire fosse "pro-morte".

La difesa del diritto all'aborto è una questione di salute pubblica. Per questo è nata la guida "La tua scelta zero ostacoli", un lavoro collettivo che raccoglie informazioni e supporto per chi deve affrontare questo percorso. La rabbia che affiora dalla lettura del libro è inevitabile ma, come ci ricorda Sportiello, deve essere anche il motore per cambiare le cose.

"Potevi pensarci prima" è una testimonianza molto interessante, che dà voce a molte esperienze taciute e che ci ricorda non solo l'importanza di lottare per i nostri diritti, ma anche di quanto la lotta per i diritti delle donne sia ancora aperta. Un libro che ci aiuta a comprendere e ricorda che l'aborto libero e sicuro è un diritto fondamentale da difendere collettivamente.

Durata totale della lettura: una settimana
Bevanda consigliata: caffè amaro
Formato consigliato: cartaceo
Età di lettura consigliata: a partire dai 17 anni 
Consigliato a chi ha apprezzatoLe sorelle di Lisistrata di Federico Baccomo



"Rabbia, indicibile rabbia. Una rabbia che va canalizzata perchè sia motore di una lotta per cambiare il Paese, come vorrei che fosse."


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

martedì 11 marzo 2025

Recensione: Hamartía

 

Hamart
ía
di Rossana Soldano

Editore: Mondadori
Prezzo Cartaceo: €22,00
Prezzo e-book: €11,99
Pagine: 396

Questa è la storia di Lucas e Cristiano, che hanno fatto di tutto per non innamorarsi. In questa storia, Roma ha fatto di tutto “pe faje di’ de sì”.

Roma, 1967. In un caldo pomeriggio di giugno Lucas, giovane americano in cerca di un alloggio provvisorio, suona all’appartamento di via del Pellegrino trovato tramite un annuncio. Dentro sente qualcuno che canta un pezzo dei Beatles con una pronuncia terribile. Quella canzone è Lucy in the Sky with Diamonds. Subito gli è chiaro che in quella casa, inscritta nella cornice perfetta dell’Arco degli Acetari, non parlerà mai la sua lingua: Cristiano, l’esuberante proprietario, ha un accento marcatamente romanesco, ma questa non è la sua unica caratteristica. Cristiano vive liberamente la sua omosessualità ed è maledettamente attraente. Nonostante appartengano a due mondi lontanissimi, i due iniziano una relazione molto intima che investe in pieno le loro vite. Entrambi infatti hanno alle spalle un passato col quale devono fare i conti ogni giorno: Cristiano è alle prese con una famiglia che non appoggia le sue scelte; Lucas, invece, con una scelta che contrasta col suo desiderio. In una Roma all’alba di profondi cambiamenti culturali e sociali, segnata dagli episodi di Valle Giulia, tra personaggi eccentrici, Lucas scoprirà cosa significa avere degli amici e una famiglia, e dovrà decidere a quale amore restare fedele.



Se dovessi pensare ad una parola da associare a questo romanzo penserei subito a "sentimenti".  Perché ne è intriso, fin dalla prima pagina. 
Il sentimento principale è sicuramente l'amore, in primis quello fra Lucas e Cristiano, ma non è l'unico. Amicizia, senso di colpa, rancore, rabbia, indecisione sono solo alcuni dei sentimenti che vengono perfettamente espressi dai personaggi del racconto. Sul podio accanto all'amore però c'è senza dubbio il suo antagonista per eccellenza: l'odio. Quell'odio, infondato ed insensato, che ha portato l'ingegner Verdier a cacciare suo figlio Cristiano di casa, a soli 17 anni, solamente perché omosessuale. Quell'odio rappresentato perfettamente da dei ragazzi che urlano un "'A frocio", solo per presa di posizione e per paura di quello che non conoscono. Quell'odio che purtroppo, alimentato dalla paura, nonostante i tantissimi passi avanti, non è mai sparito. 

Roma, la città eterna, è forse il miglior posto al mondo per innamorarsi. E lo sanno bene Lucas e Cristiano, diventati coinquilini nell'estate del 1967, sulle note di Lucy in the sky with diamonds,  quando Lucas alla ricerca di una casa in cui vivere per qualche mese si ritrova agli Acetari  a bussare alla porta di Cristiano. Non sapevano che nel giro di pochi mesi la loro relazione sarebbe stata completamente stravolta, e tutti i loro tentativi di restare freddi e distaccati sarebbero stati vani. Insieme girano Roma giorno e notte e Cristiano mostra a Lucas tutte le chicche della città esordendo sempre con un " 'A voj vedé 'na cosa bella?". È il suo modo per dimostrare affetto a Lucas che, a differenza di Cristiano, è molto più spaventato di vivere liberamente la loro relazione. Cristiano vive la sua omosessualità apertamente, mentre Lucas ha ancora dei grossi scogli da superare, che si porta dietro come un fardello da quell'infanzia di cui non vuole raccontare nulla, un po' per vergogna, un po' per la paura di essere giudicato. 

La loro relazione è estremamente complicata e il fatto di non poterla vivere liberamente non li aiuta. 

In poco tempo Lucas si affeziona non solo a Cristiano, ma a tutta la combriccola. Gli amici più cari di Cristiano, 
Walter, Ludovico, Massimo, Isabella lo accolgono fin da subito nel gruppo anche se ci saranno delle forti incomprensioni, dovute in particolare alla diversa provenienza di Lucas e ad alcune divergenze di pensiero. Lucas, infatti, cerca conforto nella Fede e dei ragazzi, per certi versi, ribelli,  come Cristiano e i suoi amici, faticano a capire il suo punto di vista, soprattutto in un periodo socialmente movimentato come la fine degli anni Sessanta. 
Ma quello a cui Lucas si affeziona più di tutti è sicuramente Gino, lo zio di Cristiano. Lo zio Gi' è stato l'unico ad accogliere ed accudire Cristiano quando il padre lo ha cacciato di casa, l'unico, oltre ai suoi amici, ad averlo sempre appoggiato in ogni sua decisione e, in particolare, ad accettarlo e capirlo senza giudicarlo. 

Il cuore pulsante del romanzo è la casa all'Arco degli Acetari; racchiude tutte le cose importanti in sé: famiglia, amicizia e amore, in tutte le sue sfaccettature.  

Alleggerita dal dialetto romanesco, la storia di Lucas e Cristiano in Hamartía fa da sfondo ad un concetto molto più importante che continua ad essere estremamente attuale, nonostante anni di lotte: la paura, che continua ad essere presente ed estremamente radicata nella nostra società. Sta ad ognuno di noi cercare di combatterla come meglio possiamo, anche solo con dei piccoli gesti. Finché ci gireremo dall'altra parte facendo finta di non vedere, le cose, purtroppo, non cambieranno. 

Concludo con quella che è secondo me una delle frasi più rappresentative dello zio Gi' e del libro in generale: «Imparate er coraggio ingegne', che 'a paura fa 'a gente 'nfelice e 'a gente infelice fa er monno brutto»

Durata  della lettura:  Cinque giorni
Bevanda consigliata: Caffè della moka
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 17 anni
Consigliato a chi ha apprezzato: Le cose giuste, Silvia Ferreri


      "Perché l'amore non si spiega, non si racconta e non si insegna. L'amore non te lo chiedi. L'amore lo sai. E lo senti."

Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

giovedì 6 marzo 2025

Recensione: L'erede



L'erede
di Camilla Sten

Editore: Fazi Editore
Prezzo Cartaceo: € 19,50
Prezzo ebook: € 10,99
Pagine: 360
Titolo originale: Arvtagaren
Traduzione a cura di: Renato Zatt


Verità inconfessabili sepolte nel tempo.

Una storia familiare disseminata di segreti.

E una casa che non li lascerà mai andare.


Eleanor convive con la prosopagnosia, l’incapacità di riconoscere i volti delle persone. Un disturbo che causa stress, ansia acuta, e può farti dubitare di ciò che pensi di sapere. Una sera la ragazza si reca a casa della nonna Vivianne per la consueta cena domenicale. Ad accoglierla sull’uscio non trova però la nonna, ma una persona cui non riesce a dare un nome, che scappa via per le scale. Dentro casa, la nonna è distesa sul tappeto accanto a un paio di forbici con le lame spalancate. Nella stanza, odore di ferro e carne. La nonna, quella nonna che l’ha cresciuta come una madre, è stata uccisa. Passano i giorni, e l’orrore di essersi avvicinata così tanto a un assassino – e di non sapere se tornerà – inizia a prendere il sopravvento su Eleanor, ostacolando la sua percezione della realtà. Finché non arriva la telefonata di un avvocato: Vivianne le ha lasciato in eredità una tenuta imponente nascosta tra i boschi svedesi. È la casa in cui suo nonno è morto all’improvviso; un posto remoto, che da oltre cinquant’anni custodisce un passato oscuro. Eleanor, il mite fidanzato Sebastian, la sfrontata zia Veronika e l’avvocato vi si recano in cerca di risposte. Tuttavia, man mano che si avvicinano alla scoperta della verità, inizieranno a desiderare di non aver mai disturbato la quiete di quel luogo. Chi era davvero Vivianne? Quali segreti si è portata nella tomba?


Camilla Sten, stella del thriller nordico, maestra nel creare personaggi sinistri e atmosfere inquietanti, dopo Il villaggio perduto firma un nuovo romanzo bestseller pronto a far sussultare i lettori a ogni pagina.


I segreti non muoiono, mi sussurra Vivianne nella mia testa. Nulla veramente muore, Victoria. Io sono ancora qui. O no?



Eleanor è una giovane donna che soffre di una particolare patologia: la prosopagnosia. Non è in grado di ricordare i volti delle persone, deve pertanto concentrarsi su caratteristiche particolari per poter essere in grado di riconoscere chi le sta davanti. Una cicatrice, il colore dei capelli, la forma delle sopracciglia, la voce. 
È stata cresciuta dalla nonna materna, Vivianne, una donna raffinata ma dura, con un forte carattere, autoritaria e despota. Ha dovuto convivere con tutto questo da quando sua madre è mancata per un tumore al seno, quando lei era una bambina. Questo le ha provocato non pochi traumi che solo con l'aiuto della sua psicologa, Carina, sta riuscendo a superare.
Ma quando una domenica sera si reca dalla nonna per la cena settimanale (per tacito accordo la nonna non le può telefonare e il loro unico momento di incontro è appunto la cena della domenica), si scontra con una persona che fugge dall'appartamento, persona che lei non riesce a riconoscere a causa della sua malattia, e trova la nonna agonizzante, ferita a morte dai colpi inferti con una forbice d'argento.
Poco tempo dopo viene contattata dall'avvocato Rickard che le dà appuntamento nella villa di Solhoga, isolata in un paesaggio innevato nel nord della Svezia. Eleanor non sapeva di questa villa, la nonna non gliene aveva mai parlato. Insieme al fidanzato raggiunge la villa dove trova ad attenderla, oltre all'avvocato, la zia Veronika, sorella di sua madre, che non incontrava da moltissimo tempo. Vivianne aveva letteralmente impedito a Veronika di avere contatti con la nipote.
Apparentemente il ritrovo, che deve durare pochi giorni, è per inventariare tutti i possedimenti e dividere l'eredità tra la zia e la nipote.
Ma alcune strane cose iniziano ad accadere. La prima è che il tuttofare cui è stata affidata la villa, Matt, è introvabile. Eppure la casa è perfetta, pulita, in ordine, non manca nulla. Lo cercano ovunque, nelle dependance che si trovano intorno alla villa, nei boschi, al vicino lago. Nulla. Sembra scomparso nel nulla e il suo cellulare è staccato.
In una stanza che sembrava essere stata chiusa e sigillata, la porta nascosta dalla tappezzeria, Eleanor e il suo fidanzato trovano un antico diario, scritto da Annushka in una lingua che non è lo svedese.
Inizia così una narrazione doppia: quella di Annushka, risalente agli anni sessanta e quell attuale di Eleonora.
Quello che ne scaturirà, insieme ad altri eventi inquietanti che si susseguono nella villa, sarà un'intricata narrazione, fatta di segreti, di persone che vengono o sono venute a mancare in circostanze equivoche e sospette.
Nessuno sembra essere quello che dichiara di essere. Rickard è veramente un avvocato? Chi è Annushka? E chi è veramente Vivianne?
Un libro che cattura già dalle prime pagine e da cui si fatica ad allontanarsi.

Durata totale della lettura: 3 giorni
Bevanda consigliata dall'autrice: caffè molto caldo
Formato consigliato: cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 17 anni
Consigliato a chi ha apprezzato: La scelta (Viveca Sten)
Sito web dell'autrice: Camilla Sten

  "Il passato non se ne va, mai."


Si ringrazia la Casa Editrice per la copia omaggio.

mercoledì 5 marzo 2025

Recensione: I banchieri del diavolo. I fratelli Bergmeyer

 

I banchieri del diavolo.
I fratelli Bergmeyer
di Vito Bruschini

Prezzo Cartaceo: €12,90
Prezzo e-book: €6,99
Pagine: 320

Un manoscritto perduto,
un omicidio rituale e un segreto che potrebbe cambiare la storia

La giovane Marion, un’aspirante scrittrice con un particolare talento come ricercatrice di fonti storiche, viene incaricata dal celebre scrittore Michel Constantin di effettuare per lui delle ricerche sulla Rivoluzione francese per un saggio che sta scrivendo. Ottenuta l’autorizzazione a entrare nell’Archivio vaticano, durante il lavoro Marion si imbatte in un manoscritto in tedesco, firmato nientemeno che da Victor Hugo.
Il romanzo, di cui nessuno conosceva l’esistenza, parla dell’ascesa della famiglia Bergmeyer, degli importanti banchieri di fine Ottocento. Tuttavia, l’entusiasmo di Marion per la straordinaria scoperta viene presto oscurato da un evento tragico: tornata a casa di Constantin per aggiornarlo sulla sua ricerca, trova lo scrittore assassinato con un’ascia bipenne. Quella di Constantin è solo la prima delle morti che cominciano a funestare la vita di Marion, una serie di brutali omicidi che paiono avere un carattere rituale e che sembrano in qualche modo legati al romanzo perduto di Hugo... e anche a un torbido segreto nascosto nel passato della stessa Marion.

Il segreto di una dinastia che potrebbe cambiare la storia



Questo romanzo è un mix di generi perfetto: storico, giallo, politico-economico, psicologico. Vito Bruschini è riuscito a racchiudere in poco più di 300 pagine un romanzo incredibile.

Entrare in possesso di un manoscritto perduto, o forse mai esistito, di Victor Hugo sarebbe per chiunque una scoperta sensazionale. Non ci sarebbero altre parole per descriverla, ti cambierebbe letteralmente la vita e forse la cambierebbe all'umanità intera. 
Ed è proprio questo romanzo, "I fratelli Bergmeyer", di Victor Hugo il fulcro di tutto il libro. O meglio, è il punto di partenza, il focus, attorno a cui l'autore ha poi sviluppato una fitta ragnatela di storie sorprendenti.
 
Marion Clementi, nata Concetta, è una giovane aspirante scrittrice alla ricerca di un editore propenso a pubblicare il suo primo romanzo. Marion, è una ragazza con delle forti problematiche affettive, è rimasta orfana da ragazzina ed ha subito dei forti traumi a cui cerca di risalire con l'aiuto dello psicanalista Nicolas Perrin attraverso intense sedute di ipnosi regressiva. 
Tramite Filip Farkas, scrittore di fama e vicino di casa, Marion riesce a far arrivare a Luna D''browsky, editor di Filip, la bozza del suo libro. La donna riconoscendo del talento, seppur da coltivare, nella ragazza inoltra il libro ad Ulisse Aldrovandi, proprietario dell'omonima casa editrice, pregandolo di prenderlo perlomeno in considerazione. Aldrovandi, pur concedendo un colloquio a Marion, le comunica che il suo romanzo è ancora troppo acerbo per poter essere pubblicato ma che le avrebbe offerto un lavoro da ricercatrice per il famoso scrittore francese Michel Constantin che stava lavorando ad un saggio sulla Rivoluzione francese. Marion accetta il lavoro, d'altronde la paga è buona ed essere nell'ambiente editoriale e letterario, non può che aiutarla nel suo scopo. Comincia così le sue ricerche nell'archivio del Vaticano, dove ritrova il suo ex compagno universitario Tommaso, con cui in passato aveva avuto una relazione. Scavando e rovistando tra gli innumerevoli documenti dell'archivio, Marion trova un fascicolo non numerato e quello che trova al suo interno è stravolgente: una copia in tedesco, di un manoscritto inedito di Victor Hugo sulla famiglia Bergmeyer, una delle famiglie di banchieri più antica e ricca del mondo. Se la storia raccontata da Hugo fosse reale, le sorti della politica e dell'economia mondiale potrebbero essere completamente stravolte.

Da quel momento prendono il via una serie di omicidi brutali, apparentemente facili da incastrare tra loro, dal momento che tutte le vittime hanno un qualche collegamento in comune. Eppure il movente sembra totalmente sconosciuto.
E' proprio Marion a trovare i primi due corpi, quello di Michel e della sua governante, ma lì per lì, presa dal panico, non chiama la polizia e decide di scappare dalla scena del crimine. Arrivata a casa racconta tutto a sua sorella Nora che dopo averla sgridata per non aver avvisato la polizia, cerca di rassicurarla. 
Michel non è l'unico conoscente di Marion ad essere assassinato, qualche giorno dopo infatti sarà il turno di Luna D''Browsky, che ormai anziana, non sembrava aver nessun nemico. 

Le indagini, seguite dal tenente Viola Monarca, sembrano non portare a nulla, ma l'intuito del sottotenente Salvo Cammarata sarà prezioso: le date degli omicidi sembrano essere date cabalistiche strettamente legate a rituali esoterici. 

Sono molti i personaggi che giocano un ruolo fondamentale in tutta la storia: Lorenzo De Cataldo, avvocato di cui Marion si fida ciecamente, l'agente dei servizi segreti Manuele Cellini, lo zio di Marion, Maurizio, che sembra avere un ruolo centrale nelle sedute ipnotiche a cui si sottopone la ragazza, gli stessi Tommaso, Nicolas Perrin e Nora. Ma i personaggi legati in qualche modo a Marion e al famoso manoscritto sono molteplici, e si estendono fino a Praga, al famosissimo professore Jarmil Macek. 

Si potrebbe scrivere di questo romanzo per pagine intere, sono davvero tantissimi i temi toccati dall'autore su cui si potrebbe discutere. In primis sicuramente esoterismo e occultismo che impregnano il romanzo. Ma non solo, anche l'ipnosi, i traumi subiti in età infantile, la psicanalisi, il potere, o anche solo il gusto del potere e dei soldi, 
sono parte integrante di questo romanzo. 

Ogni volta che si pensa di essere vicini alla soluzione accade qualcosa che cambia completamente l'idea che il lettore si era creato sull'ipotetico assassino, per poi scioccarlo con un finale inaspettato; e questo lo rende un giallo perfetto.

Se amate i romanzi storici, i gialli e l'esoterismo ve lo consiglio assolutamente. 

Durata  della lettura:  Quattro giorni
Bevanda consigliata: Espresso
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 17 anni


      "«Non cambia mai niente», pensò ad alta voce Viola Monarca. 
«O sono i soldi o è l'amore, se così si può chiamare»."

Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

lunedì 3 marzo 2025

Recensione: L'indirizzo segreto della felicità



  L'indirizzo segreto della felicità

 di Imbi Neeme

 Editore: Editrice Nord
 Prezzo: € 20
 Pagine: 312
 Titolo originale: Kind Of, Sort Of, Maybe, But Probably Not
 Traduzione a cura di: Emanuela Damiani

  Una mela croccante, una gomma da masticare o una tazza di tè: cibi e bevande comunissimi sono un tormento per Phoebe Cotton, la cui esistenza è governata dalla misofonia, un disturbo che la rende particolarmente sensibile ai rumori più banali. Per questo si è isolata dal mondo e, a soli venticinque anni, divide il suo tempo tra il silenzio della biblioteca in cui lavora e quello della grande casa della nonna che, nella residenza per anziani in cui ha deciso di trasferirsi, conduce una vita sociale più intensa di quella della nipote. Ma tutto cambia un giorno di maggio del 1995, quando Phoebe inizia a ricevere delle vecchie cartoline ingiallite. Chi sono Elizabeth, la destinataria, e T, la persona che le professa il suo amore? Spinta dalla curiosità, Phoebe osa varcare i confini sicuri della sua routine per chiedere aiuto a Monty, l’affascinante e gentile ragazzo delle poste, e a Suze, l’universitaria in crisi che ha dato inizio alla vicenda, trovando le cartoline nella fodera di una vecchia valigia acquistata in un negozio dell’usato. Come Phoebe, Monty e Suze si lasciano contagiare dal fascino del mistero. Forse perché anche loro si sentono più soli di quanto non vorrebbero ammettere. E così, quel viaggio alla scoperta del passato diventa per i tre ragazzi un’occasione per superare le proprie paure, per aprirsi a un amore inaspettato, per imparare ad accettarsi e accettare ciò che è diverso, per comprendere il vero valore dell’amicizia e per accogliere una felicità che pensavano di non meritare.




Un libro delizioso per un pomeriggio domenicale (o anche due). L'ho scelto perché finalmente qualcuno ha parlato di misofonia, una condizione di cui anche io soffro. Per chi non la conoscesse, la misofonia è una forte intolleranza verso certi rumori specifici, che può scatenare reazioni incontrollabili, spesso sfociando in rabbia, ansia o panico. La nostra protagonista, Phoebe Cotton, ne soffre da sempre e, come me, ha una passione sfrenata per le cuffie, ma purtroppo non si possono usare in ogni momento. Ogni occasione di socializzazione è seguita dalla paura che qualcuno inizi a mangiare patatine mentre le parla, e la sua tolleranza ai rumori è davvero minima. La sua famiglia ha trovato qualche stratagemma per aiutarla: nessuno beve la zuppa risucchiando e, ogni volta che si riuniscono a cena, non manca mai la musica di sottofondo. Ovviamente, questo la rende un po' estranea al mondo che la circonda, e la convivenza con i coinquilini non è facile. Ma quando la nonna si trasferisce in una casa per anziani, Phoebe può finalmente spostarsi nella casa di famiglia, dove le pareti non trasudano esattamente amore, ma il giardino è un piccolo paradiso. 

La vita di Phoebe, perennemente ancorata alla sua routine, viene improvvisamente scossa dall'arrivo di alcune cartoline d'amore indirizzate a Elizabeth Winson. Dopo aver fatto alcune ricerche, scopre che questa misteriosa Elizabeth non ha mai abitato nella sua casa. Eppure, nessuno in famiglia sembra sapere nulla di queste cartoline. La curiosità e il desiderio di restituirle alla legittima destinataria spingono Phoebe a intraprendere un viaggio che la porterà a superare numerosi ostacoli. 

 Il primo è l'incontro con Monty, un ragazzo che lavora alla posta e che, con una scusa, si presenta nella biblioteca dove Phoebe lavora. Monty sembra estremamente affascinato dalla storia delle cartoline (ma forse anche da qualcosa di più). E non solo: le cartoline non sono nemmeno recenti, il che aggiunge ulteriore mistero. Qualcuno, infatti, deve averle trovate in una vecchia valigia e ha deciso di inviarle.

 Il mistero si infittisce. 

 Phoebe, determinata a risolvere l'enigma, decide di cercare Suze, la giovane che, tra amori spezzati e crisi sentimentali, sta attraversando un momento difficile. Suze è pazza di un ragazzo che, a quanto pare, si fa desiderare troppo: è troppo "cool", non la chiama mai, e compare solo quando ha voglia. Nel frattempo, anche i suoi coinquilini sono intrappolati in un turbine di feste, tesi universitarie, amori infranti e nuovi flirt.

Le due ragazze iniziano a indagare, senza accorgersi che, nel frattempo, stanno sviluppando una crescente voglia di sentirsi l’una con l’altra. Nessuna delle due è abituata a vivere la nascita di un’amicizia sana, tanto meno una in cui si sentano libere di essere davvero se stesse. Mentre il mistero si dipana, il colpo di scena finale, inaspettato anche per me, rivelerà qualcosa di sorprendente. 

 Il romanzo è un vero e proprio coming of age, in cui il gruppo affronta i propri limiti, li supera e impara ad accettarsi per quello che sono. Lungo il percorso, scopriranno il loro valore e impareranno a non lasciarsi calpestare, affrontando le difficoltà della vita e delle relazioni con una rinnovata consapevolezza di sé. Consigliato a chi ha voglia di una storia felice nonostatnte tutto.


Durata totale della lettura: Quattro giorni
Bevanda consigliata: Aranciata fresca
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 14 anni
Website dell'autrice: Imbi Neeme
Consigliato a chi ha apprezzato: Un grido di luce di Abi Daré



"«Nel mio caso è qualcosa di più profondi dell'irritazione. 
A volte è come una furia cieca, come se diventassi l'incredibile Hulk, però solo dentro di me». 


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio
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