mercoledì 11 giugno 2025

Recensione: Napoli due volte al dì



  Napoli due volte al dìo

 di Amedeo Colella

 Editore: Mondadori
 Prezzo: €18
 Pagine: 228
 

  Luciano De Crescenzo scriveva che tutto il mondo ha bisogno di un po’ di Napoli. E aveva ragione. Città formidabile, sempre fuori dagli schemi e con uno schema tutto suo. L’unica che sfugge all’appiattimento dell’algoritmo che sta livellando bisogni, sogni, gusti ed esistenze di gran parte dell’umanità. In quale altro posto del mondo il primo ospedale può essere chiamato “degli incurabili”? Si conoscono altre situazioni in cui il santo protettore, san Gennaro, ha dovuto sottoscrivere il suo impegno a tenere sotto controllo il Vesuvio in un atto notarile, per di più qualche centinaia di anni dopo la morte? Tutto questo e molto altro succede solo a Napoli. Perché nella città di Partenope la medietà non ha proprio cittadinanza. C’è il primato e il non classificato, la vetta e l’abisso, il meglio e il peggio, ma non c’è mai la fascia mediana, quel borbottante tran tran quotidiano per cui le giornate, le persone e le metropoli si somigliano fra loro. L’eccezionalità di Napoli e dei napoletani è che poli sempre opposti non si attraggono per nulla, ma generano una diversa normalità, un modo di vivere atipico e creativo. Amedeo Colella, detto ‘o professore, ha speso tempo e intelligenza per scovare il principio attivo della napoletanità, e in questo libro ce lo propone come una buona medicina da assumere due volte al dì. Tantissimi racconti di cultura partenopea che narrano i grandi del passato, le meraviglie gastronomiche, il profano rapporto con il sacro, e che diventano, involontariamente, una salutare somministrazione di benessere per tutti.




Napoli è una terapia, un farmaco, una cura contro decine di malattie. Napoli è un rimedio contro la solitudine, la depressione, le dipendenze, contro i disturbi dell’alimentazione, le sindromi bipolari e tripolari; dal ginocchio della lavandaia al gomito del tennista, dal fuoco di Sant’Antuono ai disturbi della sfera sessuale. Insomma serve a ’nu poco ’e tutto. Ti chiedo di assumerla… due volte al dì.

 Il dottore ci ha prescritto una cura, e noi, diligenti, l'abbiamo seguita andando a Napoli proprio durante la lettura di questo romanzo. Certo, il vero motivo era la vittoria del quarto scudetto, ma con la scusa abbiamo prestato attenzione alle cose che racconta lo scrittore: gli orologi pre-napoleonici a sei ore ancora presenti in alcune piazze, le madonnine illuminate la sera all’ingresso delle case, che storicamente servivano a evitare rapine e hanno dato vita all'espressione “’A Maronn t'accumpagn”. Il romanzo ci regala una miriade di mini pillole di conoscenza sulla lingua e sulla napoletanità in sé. 

Ogni capitolo è di poche pagine, giusto il tempo di dirci l’essenziale, riuscendo però a infilarci dentro anche tutta la storia necessaria. Scopriamo, per esempio, l'origine della parola zoccola, il significato di mannaggia 'a culonna e tante altre espressioni che non sapevamo fossero legate a eventi storici fondamentali per la città. Si racconta la storia di questo magnifico melting pot di culture e di come la sua lingua e le sue tradizioni siano state influenzate da tutte le nazioni che l’hanno abitata, per periodi più o meno lunghi. Tutto ci viene narrato in modo più romanzato che etimologico o noioso, e questo rende la lettura estremamente scorrevole e divertente.

 Ma il romanzo non si concentra solo sulle parole: parla anche delle usanze. Ad esempio, quanto mettere nella busta per un matrimonio, perché si mangia la zuppa di cozze il Giovedì Santo, o come la sirena Partenope abbia influenzato il sottofondo musicale della città. 

 Un libricino breve e simpatico. Se non siete di Napoli, vi consiglio di leggerlo in compagnia di qualcuno del posto: vi farete delle grasse risate e quella persona potrà raccontarvi le proprie esperienze in merito. 

 Consigliato se avete bisogno di staccare la spina, rilassarvi davvero e, allo stesso tempo, imparare qualcosa che non sapevate. ’A Maronn v’accumpagn! 


Durata totale della lettura: Cinque giorni
Bevanda consigliata: Nu bellu caffè
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 12 anni




"Il babbà è l’eccellenza. Ecco perché un napoletano se deve dire a una bella donna che è perfetta dice: “Tu sî ’nu babbà" 
 


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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