martedì 9 settembre 2025

Recensione: Come brace coperta



  Come brace coperta

 di Alice Malerba

 Editore: Mondadori
 Prezzo: €19
 Pagine: 264 

 Polesine, 1951. Quando, dopo giorni di pioggia incessante, Nora vede il fango filtrare sotto la porta di casa, capisce che l’acqua si prenderà tutto ciò che la sua famiglia possiede. I Visentin sono gente modesta, mezzadri con le braccia buone, e Nora, la più grande di tre sorelle, a undici anni ha già lasciato la scuola per aiutarli nei campi. Solo ogni tanto, grazie a un amico che le procura di nascosto qualche libro, può evadere dalla durezza quotidiana e rifugiarsi per un po’ in quei mondi lontani. Ma dopo la grande alluvione, che ha distrutto le case, decimato le bestie e costretto molti a sfollare, la terra stessa sembra aver perso la sua fertilità, e chi è rimasto ha sempre meno lavoro. Così i Visentin decidono di lasciare tutto per cercare fortuna nel Vercellese, dove la produzione del riso attira manodopera da tutto il paese. Nessuno di loro sa nemmeno com’è fatta, una risaia, e quando vedono per la prima volta dal finestrino del treno quell’immensa distesa d’acqua la scambiano per il mare. La realtà che li aspetta, però, è più amara di quella che hanno lasciato: sono costretti a vivere in una baracca e a lavorare per giornate intere coi piedi immersi nel fango, lo stesso fango che di notte invade ancora gli incubi di Nora. A rischiarare un poco le sue giornate arriva Lina, una stagionale romagnola che coi suoi modi smaliziati riesce a far breccia nella scorza dura di Nora; ma sarà l’incontro con Riccardo, il figlio di un proprietario terriero del Monferrato, a permetterle finalmente di tirar fuori se stessa e la sua famiglia dal fango. E a riaccendere piano piano in lei una sete di riscatto sempre più vorace, che la porterà a trasformare l’azienda agricola della famiglia acquisita in una rinomata cantina di Barbera. D’altra parte, suo padre l’ha sempre detto che quella figlia, sotto l’aria mite, nascondeva il fuoco vivo, come la brace coperta dalla cenere… Alice Malerba ha scritto un grande romanzo impastato d’acqua e di terra, di riso e di vino, che attraversa la seconda metà del Novecento raccontando le trasformazioni di un’Italia rurale sospesa tra miseria e speranza: la storia di una famiglia che viene messa ripetutamente in ginocchio e che lotta per sopravvivere, ma soprattutto di una donna che ama la vita con un furore tale da rischiare di bruciare, per troppo desiderio, tutto ciò che tocca.




La famiglia di Nora è reduce dall’allagamento del Polesine, una zona del Veneto completamente distrutta da un’alluvione che ha devastato i loro terreni e ucciso il bestiame. Il padre di Nora, la madre e le due sorelline vorrebbero rimanere nella loro terra, ma questa non offre più alcuna fonte di lavoro e sono quindi costretti a trasferirsi nel Vercellese per lavorare nelle risaie.

La vita di Nora, a cui piace studiare, diventa improvvisamente dura e solitaria, finché non fa amicizia con un’altra mondina, Lina, che a differenza di Nora ha un carattere esplosivo e non passa inosservata.

La nostra Nora però non rimane una ragazzina timida a lungo: dopo il trasferimento e, più tardi, con il matrimonio, il suo carattere diventa sempre più forte, soprattutto nelle lotte con la suocera.

L’origine umile della ragazza, “salvata dal fango”, sembra non abbandonarla mai del tutto, al punto da spronarla costantemente al miglioramento e alla crescita. Il suo carattere, così determinato nel riscatto, può risultare a volte antipatico, ma proprio per questo si finisce con l’amarla sempre di più: in quegli anni pochissime donne avevano la forza di superare i propri limiti e non lasciarsi ingabbiare dalle origini, come invece era accaduto alla madre di Nora.

Il dolore e la fatica la accompagneranno fino alla fine del romanzo.

La scrittura è cruda, viscerale: la descrizione della donna durante il parto è, a mio avviso, bellissima. Una protagonista tosta, a tratti difficile da accettare, ma da stimare nel profondo, così come il marito, buono e docile.

Consigliato a chi apprezza le saghe familiari dominate da grandi figure femminili. Una storia che vedrei bene trasposta in un breve film, intenso e coinvolgente, capace di restituire sullo schermo la stessa forza emotiva della pagina scritta.

Durata totale della lettura: Dieci giorni
Bevanda consigliata: Cappuccino
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 14 anni
Consigliato a chi ha apprezzato:Una questione di famiglia di Claire Lynch




"Solo silenzioe e rancore per nascondere la vergogna di dover ammettere che un futuro, per loro, lì non c’era più . " 
 


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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