Partiamo dal presupposto che questo romanzo, pur essendo storico, è anche fortemente romanzato quindi anche se non siete amanti del genere, la bellezza della scrittura e la leggerezza con cui i fatti reali vengono presentati lo rendono una lettura coinvolgente per chiunque.
La storia è ambientata nel Beneventano del ’700, poco prima della diffusione della peste nera. Rosa e le sue due figlie, Maria e Bianca, si prendono cura dei malati e assistono le donne in gravidanza grazie alle loro conoscenze delle erbe medicinali, che coltivano personalmente. Rosa è amata da tutti, non solo per aver salvato molte vite, ma anche perché chiede come pagamento soltanto del cibo. Tutti, tranne il protomedico Pietro Piperno, che vede in lei una “janara”, un chiaro esempio – secondo lui – del diavolo cornuto.
Le janare, secondo la tradizione popolare beneventana, erano donne esperte di erbe e di cure naturali, capaci di guarire malanni fisici e spirituali. In un’epoca in cui la medicina ufficiale era costosa e spesso inefficace, queste figure erano punti di riferimento nelle comunità rurali. Tuttavia, il loro sapere – unito all’indipendenza e all’autorevolezza che esercitavano – le rendeva bersaglio di sospetti e accuse di stregoneria, alimentate dalla superstizione e dal potere religioso. La leggenda voleva che di notte si radunassero sotto il famoso “noce di Benevento” per danzare e compiere riti misteriosi.
Il diacono tenta di distogliere il protomedico dalla sua ossessione, invitandolo a concentrarsi sulle misteriose sparizioni di ragazzine che stanno avvenendo in zona. Ma per Piperno, da quando sua moglie è morta di parto, non esiste altro scopo se non far soffrire Rosa.
Vi anticipo che riuscirà nel suo intento, ma i colpi di scena non mancano: i twist narrativi sono numerosi e sorprendenti. Nel romanzo spiccano l’importanza della lealtà tra donne, la forza silenziosa della solidarietà femminile di fronte alle ingiustizie, e il coraggio di difendere la propria libertà e il proprio sapere anche quando questo significa sfidare la paura, il pregiudizio e il potere costituito.
L’autrice restituisce bene il clima di paura e sospetto che si respirava: un contesto in cui bastava poco perché una guaritrice diventasse una strega agli occhi della gente, e in cui la superstizione poteva trascinare un’intera città nel panico più totale.
Tra incendi e devastazioni, persecuzioni e massacri di anime innocenti, si intrecciano temi come il patriarcato e i diritti delle donne.
La tensione è costante e la scrittura di Giorgio – questo è il primo romanzo suo che leggo – mi ha davvero incantata: scorrevole, intensa e con una capacità straordinaria di dare vita ai personaggi.
Consigliatissimo a tutti!