martedì 28 dicembre 2021

Recensione: Crepacuore



 Crepacuore

 di Selvaggia Lucarelli

 Editore: Rizzoli  
 Prezzo: € 17
 Pagine: 228

 “Quando non eravamo insieme sentivo uno strano disordine emotivo, una specie di febbre, di sete che dovevo placare. Vivevo le mie giornate senza di lui come un intervallo, una pausa dell’esistenza. Mi spegnevo, in attesa di riaccendermi quando lo avrei rivisto. Ero appena diventata una giovane tossica, convinta, al contrario, di aver colmato quella zona irrimediabilmente cava della mia esistenza.”Così Selvaggia Lucarelli descrive gli esordi di una relazione durata ben quattro anni in cui nulla, nella sua vita, ha avuto scampo: dal lavoro agli amici, l’ossessione per una storia che non aveva alcuna possibilità di funzionare, piano piano, come un fungo infestante, ha intaccato tutto quello che la circondava. Perfino l’amore per suo figlio, che finisce trascurato tra decisioni imprudenti e un’asfissiante sindrome abbandonica: “Oggi, guardandomi indietro, faccio ancora fatica ad ammetterlo, ma la felicità di mio figlio, la sua sicurezza perfino, erano la cosa più importante solo in quei rari momenti in cui sentivo di aver messo la mia relazione al sicuro. L’unico pericolo che avvertivo come costante e incombente era quello che lui mi lasciasse per la mia evidente inadeguatezza”.Con coraggio, senza fare sconti soprattutto a se stessa, racconta come un incontro tra un uomo che non vede nulla oltre se stesso e una donna che non vede nulla oltre lui può trasformarsi in una devastante dipendenza affettiva da cui la protagonista uscirà solo dopo aver toccato il fondo. Solo dopo aver compreso cos’era quel vuoto da colmare e perché ha coltivato la speranza distruttiva che qualcuno potesse colmarlo: “Siamo stati, insieme, una profezia feroce che per avverarsi aveva bisogno delle ferite di entrambi”.




Non conosco tantissimo Selvaggia Lucarelli come personaggio pubblico dato che non abito in Italia da molti anni, so che in molti la amano o la odiano.
Io ho apprezato questo libro, si legge velocemente e racconta di una storia vera e sentita, dalle pagine si evince la sofferenza e il dolore di lei e purtroppo racconta una storia vista troppe volte.
La donna che cerca di salvare l'uomo, la donna che vuole migliorarlo e pensa di essere l'unica ad avere questo magico potere, la crocerossina che si annulla per aiutare e far splendere il lui di turno.
Per quanto calibrate mentalmente temo che tutte abbiamo avuto nella vita un'esperienza di dipendenza affettiva, a volte solo in piccoli dettagli, altre intere relazioni come proprio Selvaggia e sua madre prima di lei in questa storia. Quell'evitare di fare qualcosa per non irritare l'altro, il cancellare se stessi per non infastidire l'altra persona, allontanare tutto e tutti a scapito di amicizie e anche i figli.
Apprezzo molto soprattutto il fatto che abbia affrontato l'argomento in una società che ancora non accetta l'accettazione del proprio difetto e la propria difficoltà al chiedere aiuto. La dipendenza affettiva è come la dipendenza da narcotico che come in questo caso non solo allontana gli affetti ma ha enormi riflessi sul nostro benessere fisico, Selvaggia non si fa alcuno sconto e spara forte su sé stessa e sui proprio comportamenti.
L'unica pecca del romanzo è che essendo Selvaggia un personaggio famoso sia fin troppo facile trovate il nome di questo fidanzato anch'esso affetto da dipendenza affettiva ma in maniera diversa, una caduta di stile che sembra una piccola rivincita (che ci sta pure per carità, potessi avrei fatto di peggio ai miei ex 😄).

Consigliato a tutti per imparare a riconoscere certi segnali in noi o nelle persone che ci circondano, per cercare di evitarli o almeno affrontarli.

Durata totale della lettura: 2 gorni
Bevanda consigliata: Infuso al gelsomino
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 17 anni


"Stavo assimilando una modalità relazionale che avrei 
replicato molte volte, in futuro, senza rendermene conto".


    Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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