martedì 17 maggio 2022

Recensione: La restauratrice di libri



 La restauratrice di libri

 di Katerina Poladjan

 Editore: SEM
 Prezzo: € 18,00
 Pagine: 224

 Helene, una giovane restauratrice di libri tedesca, atterra a Erevan per restaurare antichi manoscritti e imparare le tecniche della legatoria armena. Le viene affidato un evangeliario del Diciottesimo secolo, passato di mano in mano fino ad arrivare, nel 1915, a una famiglia sulla costa del Mar Nero. Gli ultimi proprietari sono stati Anahid e Hrant, e quel libro è l’unica cosa che rimane ai due fratelli in fuga dal genocidio armeno. Helene, un secolo dopo, lavora minuziosamente al complicato restauro con bisturi, ago e filo; il processo è completato da procedimenti quasi alchemici di estrazione del colore. Sul bordo di una pagina trova una scritta scarabocchiata: Hrant non vuole svegliarsi. Incuriosita, approfondisce gli enigmi del vecchio libro nell’Armenia di oggi, ritrovandosi immersa ed emotivamente coinvolta in una storia di esilio, perdita e dolore, che si ripercuote tuttora, generazioni più tardi. Così decide di partire per un viaggio verso la costa del Mar Nero, fino all’altra parte dell’Ararat, per arrivare in fondo alla realtà. Un romanzo intelligente, istruttivo e toccante, con due finali, uno tragico e uno positivo, divisi equamente tra realtà e finzione. Katerina Poladjan riflette sull’enorme tragedia del genocidio armeno con un linguaggio poetico e spigoloso, ricordando come ogni libro sia una “patria portatile”, qualcosa da proteggere e difendere.




Helene la restauratrice di libri è una ragazza tedesca che viene richiesta per restaurare un evangeliario. 
Inizialmente lei pensa sia un normale lavoro di precisione, di riparare le parti rotte o rovinate e ricostruire la struttura fisica del libro. Stavolta invece nel libro si trova molto do più, anni e anni in cui il testo è passato da una mano all'altra, viaggiando per diversi paesi durante il genocidio armeno.
Nel testo infatti si trovano continui riferimenti alla diaspora degli armeni verso il resto del mondo. Ho trovato la scrittura molto particolare, alle volte un po' saltellante fra argomenti ma quando ci troviamo davanti alla spiegazione della fuga dal rapimento, dai bambini che scappano dal macellaio e devono nascondersi fra sangue e carne, il freddo e il dolore sono schiaccianti, la scrittrice non lascia scampo a dubbi. 
La scrittrice ha dei rapporti particolari con le persone e con il suo passato, sembra fare un passo avanti e dieci indietro ogni volta, si fa conoscere ma allo stesso tempo scappa dal proprio passato e dall'andare a fondo con il capire se stessa. L'unica cosa che vuole davvero approfondire sono i libri, la loro storia e il loro passato.
L’Armenia è un paese che conosciamo poco e mi è piaciuto molto leggere delle abitudini e soprattutto della generosità e disponibilità delle persone. Helene infatti cerca di trovare qualche rimasuglio della sua famiglia natale ma ha con sé solo una fotografia e qualche nome. Tutto il paese incluso il sindaco si scomoda per aiutarla!
Ci ho messo un momento a prendere piede nel romanzo, lo trovavo un po' lento e le storie scollegate fra loro ma consiglio di dare una chance al testo dato che andando avanti nella lettura ho davvero apprezzato la peculiarità della scrittura e dell'intreccio.

Durata totale della lettura: Cinque giorni
Bevanda consigliata: Tisana alla vaniglia
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 16 anni


"«Dio era stanco quando ha disegnato l’Armenia, doveva essere tardi» disse Arayik"

Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio


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