lunedì 11 marzo 2024

Recensione: La fabbrica delle ragazze



 La fabbrica delle ragazze

 di Ilaria Rossetti

 Editore: Bompiani
 Prezzo: € 19
 Pagine: 312
 
 Al centro di questo romanzo ci sono le ragazze: con i capelli al vento di chi attraversa la campagna in bicicletta, con le guance scavate perché il cibo scarseggia ma gli occhi ardenti di chi ha tutta la vita davanti, con le dita sottili che sono perfette per costruire le munizioni. Infatti, durante la Prima guerra mondiale, la fabbrica Sutter & Thévenot sceglie proprio la campagna lombarda per installare, a Castellazzo di Bollate, uno degli stabilimenti dove centinaia di donne giovanissime fanno i turni per rifornire i soldati al fronte. E poi ci sono anche loro, i ragazzi, allontanati dalle famiglie e dal lavoro per andare a far carne da macello nelle trincee, con i cuori pieni di nostalgia e pronti ad accendersi quando arriva una cartolina vergata da una grafia femminile, come succede a Corrado che per amore arriva alla diserzione... Ma è il 1918, la Storia sta accelerando: è così che Emilia, la piscinìna, la mattina del 7 giugno saluta i genitori senza sapere se li rivedrà, perché una grave esplosione investirà la fabbrica causando decine di vittime, quasi tutte donne e bambine. La produzione però riprende subito, in tempo di guerra le vite umane contano ancora meno del solito. È così che Corrado e il padre di Emilia, Martino, con sua moglie Teresa dovranno accettare che la realtà è più dura dei sogni e il tempo scorre indifferente come il Seveso sotto il grande cielo. Con una lingua intensamente poetica e venata di dialetto senza mai indulgere nella maniera, Ilaria Rossetti racconta un episodio quasi dimenticato e più che mai attuale di lavoro femminile e morti bianche: prima di lei, fu Ernest Hemingway a parlarne in uno dei Quarantanove racconti. In queste pagine la storia vera dell’esplosione della fabbrica Sutter & Thévenot di Bollate, che uccise cinquantanove tra operai e operaie, da testimonianza si fa romanzo e attraverso le voci di tante piccole vite non smette di chiederci ascolto.




"Erano le tredici e cinquanta del 7 giugno 1918, era un venerdì. L’esplosione della Sutter & Thévenot a Castellazzo di Bollate venne avvertita a trenta chilometri di distanza, fino a Senago, fino a Garbagnate". 

Il romanzo ci racconta subito l'evento fulcro del romanzo, una fabbrica di bombe esplode e porta via con sé tantissime ragazze che vi ci lavoravano perché nei tempi di guerra come questo, le bombe servono e le ragazze hanno le mani piccole e più adatte. Emilia la figlia di Martino Minora e Teresa, aveva iniziato giusto due mesi prima dopo che don Antonio aveva a lungo cercato di convincerenil padre, anche lei rimane deturpata dall'esplosione, una mano persa, una miriade di cicatrici, ma dopo mesi di coma, il risveglio. 
Minora e la moglie continuano la loro vita nella campagna, fatta di duro lavoro, levatacce e tanti silenzi. Ma Minora ha un animo dolce, vede la tenerezza e le cose belle ovunque, a differenza della moglie più burbera e legata ai bisogni e alla sopravvivenza. 
 Il paesino è piccolo, c'è la latteria di Tina che è l'unico posto per scambiare una parola con qualcuno e bere un bicchiere di vino. Tutto sembra essere uguale al giorno prima fino all'esplosione. Il romanzo e i capitoli sono divisi in punti di vista, iniziamo da Minora e la sua dolcezza, passiamo poi a Teresa, la sua rigidità e incapacità di affrontare il distacco. 
Conosciamo poi quello che viene chiamato "il Drumedari", il carabiniere Fumagalli tornato dalla guerra con qualche tremito alle mani e che ora segue le regole in modo inquietantemente ligio. Lui è uno dei soccorritori delle ragazze post esplosione, i cadaveri, le testimonianze. Allo stesso tempo è quello alla ricerca del soldato disertore scappato per amore di una donna 
 Il romanzo è un vortice di emozioni costante, vi avverto. La prima parte mi ha mozzato il fiato, la scrittura è assolutamente stupenda, sentimentale e descrittiva in modo evocativo. 
Il fatto che sia basato sulla vera esplosione della fabbrica durante la guerra mondiale lo rende ancora più toccante. 
 Un romanzo che parla di umanità, di difficoltà della guerra, del lavorare nei campi, del lutto, della perdita, del dolore. Si parla anche di morti sul lavoro, argomento purtroppo sempre attuale, e come queste notizie siano storicamente affossate dai giornali. 
Un romanzo davvero bello con dei personaggi scritti benissimo e una sensibilità inaspettata, Martino è un personaggio che mi ha stretto il cuore.
Non c'è un'idea fuori posto, una parola sbagliata, un concetto espresso male...insomma tutto quello a cui la nostra amata Michela ci ha abituato. 

Durata totale della lettura: Quattri giorni
Bevanda consigliata: Te alla cannella
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 15 anni
Website dell'autrice:  Ilaria Rossetti
Consigliato a chi ha apprezzato: L'albero delle arance amare di Jokha Alharthi



"A vent’anni era facile credere all’estate."


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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