giovedì 2 aprile 2020

Recensione: La dragunera

La dragunera
di Linda Barbarino

Editore: Il Saggiatore
Prezzo Cartaceo: € 17
Pagine: 168



Rosa farebbe di tutto per tornare nella sua casa di bambina, quando volava tra le braccia di suo padre e cantava su un terrazzino profumato di basilico. Ma Rosa non può tornare, perché la casa è in rovina e lei per sopravvivere è diventata la puttana del paese. Ogni sabato Paolo le manda un  fischio alla  finestra per comperare qualche ora del suo amore. Ogni sabato la porta di Rosa si apre per farlo entrare. Paolo lavora le vigne di famiglia ed è ossessionato da un’altra donna che odia e desidera con uguale ferocia, una donna che dovrebbe tenere lontano, perché è la moglie di suo fratello e  fin dal nome evoca tempesta e sciagura. La Dragunera, così la chiamano, è una  fimmina sensuale e altera, i suoi capelli sono  li di vento, i suoi occhi ramarri lo visitano in sogno; c’è chi dice che sia una strega. Cammina annaccata sui tacchi fra la basole delle viuzze, il seno che pare disegnato sotto la vestina stretta, il volto senza vergogna e senza paura.
La Dragunera è il racconto di una Sicilia ruvida e incantata, in cui si muovono personaggi dolcissimi e brutali, che hanno labbra vermiglie e unghie sporche di terra. Narratrice visionaria e sanguigna, capace di unire l’inventiva dialettale di Camilleri all’intensità emotiva di Elena Ferrante, Linda Barbarino canta una storia d’amore e di magia: la saga di una famiglia a un passo dalla  fine, travolta da voracità e invidia. Il romanzo avvolgente di una magara e di una prostituta che conosceva l’amore.




Una storia vera, sporca, di pelle, sangue, sudore, profumi e vendetta.
Paolo e Biagio sono due fratelli, non potrebbero essere più diversi, Paolo è uguale a suo padre Tano, lavoratore, forte, determinato e organizzato nel suo lavoro, sa come gestire la terra, come fare la vigna, insomma sembra nato per sostenere la famiglia, Biagio, che le mani se le è sporcate ben poco, se ne era andato al nord a lavorare ma poi era tornato al sud e in tutta fretta si era spostato proprio lei, la Dragunera, quella che tutti sanno essere la magara, la strega, quella che tutti tengono lontana.
Paolo invece non è ancora sposato e l'unica femmina con cui ha rapporti è Rosa la Sciandra, la bottana che si fanno tutti, quella che ha perso tutta la famiglia e da piccola era stata data a una zia che la odiava e non le ha lasciato niente nemmeno da morta. 
Lei non aveva che il suo corpo di cui vivere, lo stesso corpo che veniva preso in giro e infastidito dalla sorella Anna, quella più grande, più forte, più veloce e sicuramente più sveglia. L'unica sua gioia è proprio Paolo, lei lo ama, lo venera, lo aspetta come una moglie e lo coccola come una sposina, anche quando Paolo si sposerà davvero, anche se solo per interesse, lei lo continuerà ad amare. Certo non vive di altro che di ricordi bellissimi della casa d'infanzia e tremendi della sorella e dei suoi continui attacchi, ma che fine ha fatto quella sorella? La zia glielo ammetterà solo in punto di morte, Rosa mai si sarebbe aspettata questa fine per la sorella.
La madre dei ragazzi cerca di riavvicinarli in ogno modo ma non si rende conta di dover fare i conti proprio con la dragunera, i suoi malefici, la sua influenza e la sua femminilità.

La storia di una famiglia siciliana di quelle che potrebbe avervi raccontato una nonna, questa donna famelica in una società totalmente matriarcale in cui l'uomo sbotta e sbraita ma alla fine sta sempre alle decisioni delle donne, le stesse donne che però sono sempre quelle che ci rimettono. 
Un romanzo decisamente originale e interessante, pieno di colori e calore, forse ostico a tratti per qualcuno che non mastichi per niente il siciliano ma sicuramente una lettura consigliata. 


Durata totale della lettura: 5 giorni
Bevanda consigliata: Spremuta di arancia rossa
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 15 anni 





      "Al paese si diceva che era magara, ntisa la Dragunera, 
così la chiamavano, come la tempesta di vento e acqua a capo di verno."




Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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