martedì 4 aprile 2017

Recensione: Lavorare gratis, lavorare tutti


Lavorare gratis, lavorare tutti
Perchè il futuro è dei disoccupati
di Domenico de Masi


Editore:Rizzoli
Prezzo Cartaceo: € 12,00 
Pagine: 271
Titolo originale:Happiness is...500 ways to be in the moment


Ormai non esiste famiglia dove non ci sia un figlio, un parente o un amico che non sia disoccupato. Se ne parla come di un appestato, abbassando la voce per non farsi sentire dagli estranei, e comunque sospettando che, sotto sotto, si tratti di un fannullone o di uno scapestra- to. Con la disoccupazione giovanile stabile oltre il 40 per cento, l’Italia è oggi un Paese con milioni di questi fannulloni e scapestrati. Tutte le soluzioni sperimentate finora, compresi i voucher e il jobs act, celano l’intento di ampliare a dismisura un esercito di riserva professionalizzato e docile, disponibile a entrare e uscire dal mondo del lavoro secondo le fluttuazioni capricciose del mercato. Invece bisognerebbe avere il coraggio di affrontare il problema in tutta la sua gravità: la disoccupazione non solo non diminuirà, ma è destinata a crescere. Basta guardarsi intorno: ieri le macchine sostituivano l’uomo alla catena di montaggio, domani software sempre più sofisticati lavoreranno al posto di medici, dirigenti e notai. Insomma, il progresso tecnologico ci procurerà sempre più beni e servizi senza impiegare lavoro umano. E la soluzione non è ostacolarne la marcia trionfale, ma trovare criteri radicalmente nuovi per ridistribuire in modo equo la ricchezza. Per questo i disoccupati e tutti coloro che temono di poterlo diventare, se vogliono salvarsi, devono adottare una precisa strategia di riscatto. Perché pretendere un comportamento e un’etica ritagliati sul lavoro quando il lavoro viene negato? Perché non trasformare i disoccupati in un’avanguardia di quel mondo libero dal lavoro e sperimentare le occasioni preziose offerte da quella libertà? Ciò che oggi si prospetta non è conquistare, lottando con le unghie e con i denti, un posto di ultima fila nel mercato del lavoro industriale, ma sedere nella cabina di regia della società postindustriale. La soluzione è un nuovo modello di sviluppo e di convivenza, che possa condurci verso approdi sempre meno infelici.



Ogni giorno c’è raccontato che la disoccupazione è effetto di una crisi passeggera ma, nei fatti, la crisi non passa e, anche se passasse, nessuno ci assicura che, con essa, cesserebbe anche la disoccupazione. E mentre vengono contrabbandati come rimedi i più astrusi sotterfugi (come il Jobs Act o i voucher) di cui conosciamo in anticipo l’inefficacia, mentre vengono esibite statistiche ridicole (come un incremento dello 0,2%) di cui è lampante la futilità, milioni di persone si macerano in una sofferenza sorda, acuita dalla vergogna per il fallimento, benché incolpevole. Con occhio critico, ed attento, l’autore di questo saggio, è stato in grado di analizzare il fenomeno della disoccupazione, a partire dalle sue caratteristiche più evidenti, quello cioè di essere sia una faccenda individuale, che una piaga industriale, ma soprattutto (e negativamente parlando), trattasi di una condanna sociale, molto ingiusta. Occorre poi battersi affinché il progresso tecnologico riceva il massimo incoraggiamento attraverso un lungimirante finanziamento pubblico e privato della ricerca scientifica. Contemporaneamente pretendere il massimo sforzo per elevare a livello universitario la formazione di tutti i cittadini, promuovendo i valori umanistici senza i quali la tecnologia resta cieca. Inutile pretendere il lavoro per i disoccupati se intanto gli occupati fanno straordinari e se addirittura sono reperibili e mobilitabili dai loro capi persino nei giorni festivi. Queste pratiche arcaiche e paternalistiche, che tolgono lavoro ai disoccupati, vanno combattute severamente. Occorre poi reclutare, selezionare, formare i disoccupati in funzione dei posti che saranno creati per riassorbirli nel mercato attivo del lavoro in modo che ognuno sia avviato a mansioni imprenditoriali, creative o esecutive in base alle sue skills. Occorre selezionare e sperimentare le varie soluzioni possibili, in conformità a una scelta meditata di tutte le proposte finora formulate e sperimentate nel mondo. Occorre condurre un’azione incisiva per l’introduzione del salario minimo e del reddito di cittadinanza. Il libro contiene a mio parere un messaggio fondamentale: Invece, uscire da casa e regalare a qualcuno che ne ha bisogno un brandello della propria professionalità significa autorealizzarsi; significa sferrare un pugno nello stomaco di questa società sgangherata che nega un lavoro dopo avere insegnato che il lavoro è tutto; significa sperimentare in prima persona la nuova società postindustriale centrata sul tempo libero; significa contribuire attivamente, sfacciatamente, orgogliosamente alla costruzione di una convivenza inedita, ripulita dalla nevrosi dello strapotere, della concorrenza e dello spreco, gelosissima dei suoi bisogni radicali d’introspezione, bellezza, gioco, amicizia, amore e convivialità. Mille volte meglio lavorare gratis che non lavorare affatto. Un saggio che aiuterà tutti quelli che attraversano un brutto momento, a causa della mancanza di un impiego.


Durata totale della lettura: Tre giorni
Bevanda consigliata: Caffè marocchino
Formato consigliato: Ebook
Età di lettura consigliata: dai 16 anni
Sito dell'autore: Domenico de Masi







  "  Disoccupati di tutto il mondo, connettetevi!"



                            

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