mercoledì 12 ottobre 2022

Recensione: Niente di vero



 Niente di vero

 di Veronica Raimo

 Editore: Einaudi
 Prezzo: € 9,90
 Pagine: 176
 

 Prendete lo spirito dissacrante che trasforma nevrosi, sesso e disastri famigliari in commedia, da Fleabag al Lamento di Portnoy, aggiungete l’uso spietato che Annie Ernaux fa dei ricordi: avrete la voce di una scrittrice che in Italia ancora non c’era. Veronica Raimo sabota dall’interno il romanzo di formazione. Il suo racconto procede in modo libero, seminando sassolini indimenticabili sulla strada. All’origine ci sono una madre onnipresente che riconosce come unico principio morale la propria ansia; un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche che condanna i figli a fare presto i conti con la noia; un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni. Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l’impostura per inventare se stessa. Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all’indicibile. In questa storia all’apparenza intima, c’è il racconto precisissimo di certi cortocircuiti emotivi, di quell’energia paralizzante che può essere la famiglia, dell’impresa sempre incerta che è il diventare donna. Con una prosa nervosa, pungente, dal-l’intelligenza sempre inquieta, Veronica Raimo ci regala un monologo ustionante.




Non conoscevo Veronica Raimo prima di leggere questo romanzo e credo sia perfetto da leggere per primo per conoscerla meglio. 
La storia infatti è proprio la sua, dalla sua nascita al giorno d'oggi ripercorriamo i punti salienti, e non, della crescita sua e della sua famiglia. Le dinamiche familiari sono contemporaneamente adorabili e divertenti e disegnano da subito, dalla prima telefonata della mamma a casa delle amiche, uno scostamento dell'immaginario della famigliola felice che si presenta all'esterno con le reali vicissitudini di ognuno. 
Una mamma estremamente apprensiva, un padre ligio al dovere e per qualche ragione, all'erezione di muri interni, un fratello intelligente che istiga il confronto con questa bambina nella media. Veronica ci racconta tutto in un monologo sarcastico, spietato, divertente e in qualche modo tenero. I due bambini vengono iniziati alla noia già da piccoli, questo fa si che inventino dei mondi nella propria testa. 
Veronica inventa Veronika e alle volte inventa anche sé stessa. Anche in età adulta, infatti, crea una sfilza di immagini diverse di sé, una per la madre, una per le case editrici, una per quando vuole convincere sé stessa di qualcosa. 
Quale sia la reale e la finzione non si sa, lei stessa non saprebbe spiegarlo. 
La scrittura è molto scorrevole, semplice limpida e comune. Potrebbe sembrare un libricino leggero e divertente e in parte lo è ma allo stesso tempo è un bel disegno di uno spaccato della vita di una famiglia, le debolezze di ognuno, le realtà che ci troviamo a vivere crescendo e come quella vocina nella nostra testa funzioni. 
Mi è piaciuta molto la finta superficialità e accettazione agli eventi della vita, la morte, il tradimento, come se a primo acchito sembrino scivolarle addosso ma che poi si ripresentano in qualche modo nel suo futuro.
 Ultimamente si parla molto di retelling, ecco questo romanzo mi è sembrato il retelling che l'autrice crea della propria giovinezza, in chiave ironica, a tratti può sembrare ruvida ma sicuramente onesta. Chissà quale sia però la realtà, lei stessa lo ammette con le parole di Rosa: "Una storia è un concetto ambiguo".

Durata totale della lettura: Quattro giorni
Bevanda consigliata: Succo al melograno
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 13anni


"Nella mia famiglia ognuno ha il proprio modo 
di sabotare la memoria per tornaconto personale."


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