giovedì 21 dicembre 2017

Recensione: Selfie


Selfie
di Jussi Adler-Olsen



Editore:  Marsilio
Prezzo ebook: 9,99 € (promo)
Prezzo cartaceo: 19,00 € 
Pagine: 544
Genere: giallo



Sono giovani, belle e spavalde, indossano abiti alla moda e trascorrono ore a truccarsi e a pettinarsi. Sognano le luci dello showbiz e le copertine delle riviste, ma intanto sfruttano gli uomini e la generosità del welfare danese. Vivono di espedienti e non hanno paura di niente. Non si rendono conto, però, che il pericolo è in agguato là dove meno se lo aspettano, incarnato dalla persona che avrebbe il compito di proteggerle e aiutarle a riconciliarsi con la società e con la vita attiva. Una persona dalla mente turbata che ha deciso di affrontare a modo suo quei “parassiti”, con astuzia e discrezione. Tanto che sulle prime Carl Mørck non dedica attenzione alla sequela di misteriosi incidenti, preso com’è dalle diffamanti accuse d’insuccesso che pesano sulla Sezione Q. Ma com’è possibile? La sezione da lui diretta non è forse il fiore all’occhiello della centrale di polizia di Copenaghen? Ci vorrebbe la mente lucida e lo spirito d’iniziativa di Rose, ma Rose è in malattia, e stavolta i fantasmi che la perseguitano non sembrano intenzionati a lasciarla andare tanto facilmente. A Carl non resta che la sorniona saggezza di Assad, capace come sempre d’inventare soluzioni originali e d’intuire nessi imprevisti tra episodi in apparenza lontani. Insieme, districandosi tra poliziotti inaffidabili e rei confessi mitomani, riescono a collegare il cadavere di un’anziana, ritrovato in un parco cittadino, al vecchio omicidio di un’insegnante giovane e bellissima. Ma quando Rose scompare dalla faccia della terra, Carl, Assad e Gordon – da sempre innamorato della collega – sono presi da un vortice d’inquietudine. Non c’è nulla di più urgente, adesso, che ritrovare Rose, l’anima fragile e preziosa della Sezione Q.




Non ho avuto occasione di parlarvi sul blog della mia passione per i giallisti nordici, e sento che c’è bisogno di rimediare a questa mia mancanza. Sono entrata nel loop del giallo nordico quando Stieg Larsson è stato pubblicato per la prima volta in Italia: ho regalato a mio padre il primo volume e lui il giorno dopo me l’ha consegnato dicendomi “Leggilo, è bellissimo. Io l’ho già finito. Voglio il seguito. Dov’è il seguito? Perché non hai ancora comprato il seguito?”.
Di libri ambientati lassù “al nord” ne ho letti a palate, da allora. Ho amato tantissimi scrittori, ma un posto speciale nel mio cuore se lo è conquistato uno scrittore danese, Jussi Adler-Olsen, con la sua meravigliosa serie di romanzi dedicata alla Sezione Q. Credetemi, ho consigliato questa serie a chiunque, dagli amici agli sconosciuti che vedevo in libreria e che guardavano indecisi lo scaffale dei gialli. A tutti ho detto "Leggete questa serie, è bellissima. Non ve ne pentirete".
Cosa la rende così speciale? Che Dio mi sia testimone, non ne ho la più pallida idea. E me lo sono chiesta, più e più volte. Forse sarà per l'idea iniziale, quella di avere una sezione speciale all'interno della polizia, la Sezione Q, incaricata di risolvere i casi che ormai sono stati archiviati e sono rimasti senza colpevole. Forse saranno le indagini, quei "cold case" che, gira e rigira, finiscono sempre per avere delle correlazioni con il presente. Forse sarà l'ambientazione, quella Danimarca di cui sappiamo tutto e niente, con cui riusciamo a relazionarci ma che ci sembra comunque un mondo molto diverso da quello a cui siamo abituati noi. Forse saranno i personaggi, che è impossibile non amare. Non so davvero come spiegarvelo, ma quei personaggi sono incredibili, unici, meravigliosi, e nel giro di poche pagine ci si ritrova a considerarli come dei colleghi, degli amici, dei famigliari. Forse sarà il ritmo narrativo, talmente ipnotico che ho ormai imparato a non leggere questi romanzi quando sono sui mezzi pubblici, dato che in più occasioni mi sono dimenticata di scendere alla mia fermata perché immersa nella mia lettura. O forse sarà che, tra tutti gli scrittori nordici, Jussi è l'unico che, a mio parere, può essere davvero considerato l'erede di Stieg Larsson.
Chi lo sa? Sta di fatto che questa è una serie di cui sia io che mio padre attendiamo con ansia i nuovi romanzi. Perché sono una sorta di garanzia, per noi, perché sappiamo che una volta iniziati non riusciremo a posarli prima di avere scoperto come vanno a finire. E anche con Selfie Jussi Adler-Olsen ci ha preso in pieno. La trama è complessa al punto giusto, non scontata né banale, e ci porta a conoscere più da vicino il sistema dei servizi sociali danesi. Ma ci porta anche ad indagare nel passato ed al contempo nel presente, come spesso accade con i casi della sezione Q. E così, grazie alla strana magia letteraria che solo Jussi Adler-Olsen può compiere, la morte di un’anziana signora e uno strano pirata della strada diventano l’innesco per uno dei gialli più belli ed intriganti che siano giunti nelle librerie italiane nel 2017.
Assolutamente imperdibile!



Serie "Sezione Q"

1# La donna in gabbia
2# Battuta di caccia
3# Il messaggio nella bottiglia
4# Paziente 64
5# L'effetto farfalla
6# La promessa
7# Selfie





Durata totale della lettura: Venti giorni
Bevanda consigliata:  Cioccolata calda
Formato consigliato: Ebook
Età di lettura consigliata: dai 16 anni
Sito dell'autore: Jussi Adler-Olsen













"Si dice che la vendetta abbia un sapore dolce, ma è un pallido eufemismo. La verità è che la vendetta è una delle più grandi figate al mondo."



                                            

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