venerdì 9 ottobre 2020

Recensione: Tributo alla terra





Tributo alla terra ~ L'ultima frontiera del colonialismo industriale
di Joe Sacco

Editore: Rizzoli Lizard
Prezzo Cartaceo: € 25,00
Pagine: 272
Titolo originale: Paying the Land

Il popolo dei Dene vive nel Canada nordoccidentale da tempo immemorabile. Erano lì quando quella terra di boschi e ghiaccio non aveva ancora un nome sulle mappe dei bianchi. Per generazioni hanno vissuto seguendo le dure leggi della natura, sentendosi sempre figli della terra e mai suoi padroni. Un pensiero inconciliabile con quello delle tante aziende che da anni ormai colonizzano i Territori del Nordovest per scavare miniere, pozzi petroliferi e impianti di estrazione del gas. In questo affascinante reportage, Joe Sacco racconta gli effetti disastrosi dello sfruttamento di questi territori, il complesso rapporto tra indigeni e industria (che va ben oltre la banale contrapposizione tra ambientalismo e profitto) e la scientifica rimozione della cultura dei nativi americani. Temi alla base della dura storia dei Dene: una sanguinosa tradizione di violenze di Stato, cominciata con i falsi trattati con cui il Canada ha sottratto terre in cambio di pochi dollari e perpetrata con l’orrore delle residential schools, collegi cattolici in cui i figli dei nativi – strappati alle famiglie – venivano rinchiusi per cancellare in loro ogni traccia di identità. Un’inchiesta coraggiosa e corale, nella quale Joe Sacco sfoggia tutta la sua abilità di disegnatore e dimostra nei confronti degli intervistati l’attenzione e l’empatia di un vero maestro del giornalismo.


C’è una certa inconsapevole fascinazione e desiderio di conoscenza verso i popoli indigeni. Vivono in territori vergini da tempo immemore e da altrettanto tempo conducono una vita fatta di riti e reciproco dialogo con la natura. Eppure, spesso le loro storie si accompagnano a eventi drammatici: se per alcuni l’incontro con la cosiddetta civiltà ha significato la scomparsa, per altri è stato l’inizio di una privazione continua. A quest’ultima categoria appartiene la storia dei Dene - etnia aborigena che abita le regioni boreali e artiche del Canada, parte delle Prime Nazioni, ovvero i popoli autoctoni. In questi territori ostili si avventura Joe Sacco, maestro del genere del graphic journalism noto per Palestina, per regalare un brillante e al contempo straziante reportage su una delle pagine più buie della storia del Canada, iniziata secoli fa e che prosegue tuttora.  

Sei capitoli in cui non è l’autore a parlare o imporre la sua visione, ma è la stessa popolazione dei Dene di diverse generazioni a dar voce alla sua stessa storia intervistata di volta in volta. Ciò che appartiene a Sacco è invece, il suo incisivo tratto di penna: un bianco e nero che non lascia spazio al colore, eppure i disegni sono crudi e autentici, specchio di tutte le emozioni e le fasi attraversate dai Dene negli ultimi 150 anni. Un capitolo conoscitivo sulle abitudini e sulla cultura di una popolazione abituata a vivere nei boschi e a sopravvivere alle temperature più rigide, solita ad agire e pensare come una comunità, apre la narrazione. Ma la pace iniziale termina con i capitoli successivi: un bisturi che esamina le disastrose conseguenze dell’industrializzazione e dello sfruttamento, fino a quello che viene definito come genocidio culturale per meri motivi di profitto.
Durante la lettura sembrano affiorare dal passato echi di altre sopraffazioni di popoli, come se la storia volesse ripetersi anche tra i ghiacci eterni, senza mai voltarsi a guardare indietro. Era la fine dell’800 quando il governo “formalizzò” la sovranità sul territorio: un furto ingannevole (i Dene accettarono la cessione per soli 5$ l’anno) per sfruttare l’oro e il petrolio presente sotto terra che portò, decenni dopo, all’estrazione del gas attraverso il fracking (un metodo di trivellazione che prevede l’iniezione nel terreno di sostanze tossiche). Oltre al problema ambientale, l’industria portò alla snaturalizzazione della comunità costretta ora ad abbandonare il nomadismo, ad agire come singolo e a scontrarsi con qualcosa che non aveva mai visto: il denaro. Questo causò un aumento dell’alcolismo e degli abusi. Come se non bastasse la colonizzazione portò con sé un ulteriore dramma: l’evangelizzazione selvaggia impartita nelle residential school, strutture che ebbero vita per ben 150 anni. Qui i Dene venivano strappati dalle loro famiglie, i fratelli divisi, rasati, privati di tutto, costretti a non parlare più la loro lingua natia, picchiati e stuprati. Il processo era chiaro al governo: spezzare i legami, distruggere la famiglia per ricrearne una che fosse occidentalizzata, incanalata nelle stesse logiche di guadagno e ingiustizie dei conquistatori. 

Il racconto corale de Tributo alla Terra mette alla prova il lettore offrendo un triste sguardo su una vicenda ignorata dai più. Nonostante i temi trattati però, l’abilità di Sacco risiede nel saper scandire l’acuto racconto a pause grafiche, per dare un attimo di sospiro e di riflessione. È proprio in questi momenti che sorgono alcune domande: come è stato possibile?, ma ancor di più come è stato possibile che si ripetesse ancora? Ma forse l’interrogativo più imperativo, posto con incredibile forza è: come facciamo a salvare noi stessi e il nostro mondo, le nostre radici e la nostra cultura dal futuro che ci attende?


Durata totale della lettura: 5 giorni
Bevanda consigliata dall'autrice: Tè caldo con latte
Formato consigliato: cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 18 anni




      "Me lo ha raccontato mio nonno. Sono venuto al mondo in una canoa di pelle d'alce, durante un lungo viaggio."


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio.

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