domenica 21 gennaio 2018

Recensione: L'ultimo degli Eltyšev


L'ultimo degli Eltyšev
di Roman Senčin

Editore: Fazi editore

Prezzo Cartaceo: € 16,50
Pagine: 268
Titolo Originale: Eltyševy

«In Russia gli Eltyšev stanno diventando un simbolo, un nome conosciuto quando Oblomov»
Le temps

«La provincia della provincia, l'esilio dell'esilio - per il romanzo duro e singolare di uno dei nuovi rappresentanti del realismo russo»
Le monde

«L'ultimo degli Eltyšev è Robinson Crusoe capovolto: il deterioramento dello spirito umano che si disperde a ogni livello della vita, il fallimento di individualismo e iniziativa, la capitolazione dell'uomo di fronte alla natura... Cattura l'umore di un'epoca»
Lev Danilkin
                                                               

Gli Eltyšev sono una famiglia come tante, nella Russia di oggi: Nikolaj è un agente di polizia che si occupa della sorveglianza in un luogo di detenzione per alcolizzati e disturbatori della quiete pubblica, sua moglie Valentina lavora da trent'anni nella biblioteca cittadina. Hanno due figli ventenni: il maggiore è uno scansafatiche e il minore è in carcere da quando, in una rissa, ha ridotto un altro ragazzo a un vegetale. Ma poteva andare peggio, in fondo. Non vivono nel lusso, certo, ma la loro è una vita onesta e normale: un appartamento assegnato dal comune, un televisore e perfino un'auto, il simbolo del benessere per eccellenza. Tutto precipita, però, quando Nikolaj perde il lavoro a causa di una grave negligenza. La famiglia è costretta a trasferirsi in campagna, nella catapecchia di una vecchia zia. Le conseguenze sono devastanti: è l'inizio di una discesa agli inferi, un susseguirsi di fallimenti e disgrazie, scanditi da alcol, apatia e violenza, che porteranno alla lenta e inesorabile disgregazione della famiglia. Perché i legami affettivi e le buone intenzioni nulla possono di fronte alla miseria. La provincia russa di oggi è un altro mondo, in un altro tempo, e Roman Senčin, che la conosce bene, ce ne racconta il lato oscuro. Tradotto in dieci paesi e finalista ai più importanti premi letterari nazionali, il romanzo ha riscontrato un grande successo di pubblico e critica. Il suo giovane autore rientra oggi nel novero delle voci più significative della letteratura russa contemporanea. 



Un’appassionata della letteratura russa come me non poteva farsi sfuggire questo romanzo, l’attesa opera di Roman Senčin, che ha portato alla ribalta una delle più significative voci della letteratura russa contemporanea. Tradotto in dieci paesi e finalista ai più importanti premi letterari nazionali, L’ultimo degli Eltyšev ha riscontrato un grande successo di pubblico e critica. Ma diciamoci la verità, sono pochi i romanzi in grado di lasciarti l’amarezza e il senso di vuoto che ti lascia questa opera. Ogni tanto ho dovuto interrompere la lettura e sollevare il naso nelle realtà, guardarmi intorno, mettere distanza tra quello che leggevo e quello che vivevo. La trama è delle più semplici, anzi forse troppo semplice: Nikolaj Eltyšev vive con la moglie Valentina in città, insieme hanno due figli, detenuto in carcere il primo, problematico e apatico il secondo. Nikolaj lavora in polizia, o per essere precisi, raccatta ubriaconi per strada, Valentina lavora in biblioteca.

Per fare una citazione tipicamente russa “ogni famiglia infelice è infelice a modo suo” e Senčin non poteva farlo capire in maniera migliore. Con il tono confidenziale di un vecchio amico nello stesso tempo rassegnato e partecipe, l’autore non fa altro che raccontare una tragedia dopo l’altra e tu, lettore, cerchi di sopravvivere, ma l’anima ne esce devastata. Leggere questo libro è come precipitare, una lunga caduta nel vuoto senza nessun appiglio al quale aggrapparsi, senza nessuna possibilità di vedere la fine della caduta. 
Una lettura consigliata, ma solo per chi è pronto ad affrontare il realismo russo, quello vero. 




Durata totale della lettura: Una settimana 
Bevanda consigliata: Cioccolata calda e biscotti 
Formato consigliato: Ebook
Età di lettura consigliata: Dai 16 anni







      "Purtroppo, però, quando come nelle fiabe era venuto il momento di scegliere la via giusta da imboccare, di fronte al bivio il prode Eltyšev si era distratto."


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