martedì 10 luglio 2018

Recensione: Il collezionista di bambole

Il collezionista di bambole
di Joyce Carol Oates

Editore: Il Saggiatore
Prezzo Cartaceo: €22
Pagine: 272
Titolo originale: The Doll-Master and Other Tales of Terror



Ammazzate. In questi sei racconti neri di Joyce Carol Oates le bambole vengono barbaramente uccise: sono animate ma condannate a tornare mute e immobili, in fila nei loro lettini di paglia, gli occhi di marmo spalancati sull’orrore. Una bambina viene adescata con lusinghe carezzevoli dal padre dell’amichetta e data in pasto a un essere mostruoso. Una ragazza esplode sotto i colpi di una violenza ingovernabile nel silenzio composto e rarefatto di una dimora borghese. Un’ereditiera è stritolata in una morsa di paura da creature ancestrali affiorate dagli abissi di un paradiso equatoriale.
Joyce Carol Oates gioca con i suoi personaggi come un sapiente e diabolico burattinaio: ci sono prede e ci sono predatori trasformati in prede, in una cigolante altalena sospesa nel vuoto che scaraventa il lettore nel baratro più oscuro e profondo dell’immaginazione. Il suo universo narrativo è un mare di catrame in cui ribollono personalità alienate, bestie primitive e fragili vittime abbandonate a se stesse. Ma è anche il nucleo scuro e pulsante della società americana, la società che sotto la patina dorata di un provincialismo perbenista tenta di celare il proprio vero volto – sinistro, inquietante, spettrale. Tra capannoni abbandonati, ali dismesse di fattorie del New Mexico e località di villeggiatura affacciate sull’Atlantico, Joyce Carol Oates spara colpi di revolver precisi, infallibili, che vanno dritti al cuore avvelenato dell’America.
Dopo Epopea americana, Joyce Carol Oates torna a scandagliare la crudele vulnerabilità umana, evocando le esplorazioni di Edgar Allan Poe, Howard Phillips Lovecraft, Thomas Ligotti. Con Il collezionista di bambolerestituisce al genere nero il suo naturale complemento di candore: la follia che diventa congegno di morte nasconde una traccia di tenerezza, un incantamento segreto, soffi ce e morbido come l’imbottitura di una bambola.



I sei racconti brevi hanno tutti le bambole di pezza in comune , alcuni in modo più esplicito alcuni solo in senso figurato.
La prima storia è agghiacciante e dà un tono al resto della lettura. In essa Rob è un ragazzino con una cuginetta con cui giocare sempre, lei ha una bambola che lui vorrebbe tanto avere ma dovrà aspettare che la bambina muoia per una malattia per poterla rubare dalla sua cameretta. Questo diventa un macabro gioco, ogni anno "salva" una bambola diversa, una contadinella, un bambolotto, tutte presenti da immondizie o da terra, ci vengono i brividi quasi subito perché non è chiaro se quelle di cui si parla siano effettivamente bambole di pezza.
La seconda storia gira tutta attorno a un omicidio commesso nei confronti di un ragazzino nero, un gioco mentale dell'assassino che è considerato da alcuni come un eroe perché ha sparato per legittima difesa mentre per altri è un razzista incallito. Nella terza ci troviamo di fronte a un adolescente drogato che terrorizza la cuginetta nella casa di cui si sta occupando. Nella quarta una moglie terrorizzata dal marito cerca di capire se lui sta cercando di ucciderla durante il viaggio all Galapagos. Nella quinta una nuova amicizia distrae Violet dall'odio per sua madre, così preoccupata per la sparizione di animale e bambini nella zona.
In tutte le storie il male psicologico è fortissimo e accattivante. In ogni storia il colpevole è studiato tramite gli occhi della vittima oppure nei casi in cui si descriva in prima persona, si considera una vittima. La paura che ci attanaglia nelle descrizioni è sbalorditiva, viva e scalpitante. Nell'ultima storia, la bambola di pezza è in realtà un uomo di una certa stazza convinto di essere il predatore nell'acquisto poco lecito di una libreria del mistero, che scopre a proprio scapito di essere la preda.
Oltre alle bambole il filo conduttore risulta essere un legame familiare, stretto come madre e figlio o più distante come due cugini, che ci dimostra come le persone che sono più vicine a noi sono in realtà degli sconosciuti, hanno le proprie psicosi inquietanti e a volte terribilIi.
Il libro è bellissimo, grottesco, macabro con una punta di gotico, le storie nonostante siano brevi sono estremamente incisive, fredde e taglienti con dei twist veramente inaspettati e calcolati benissimo dall'autrice di cui ora voglio leggere altre opere. Quasi mai le cose vanno a finire come ci aspettiamo, anzi!
Assolutamente consigliato.

Durata totale della lettura: Tre giorni
Bevanda consigliata: Bloody mary
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 17 anni
Website dell'autore: Joyce Carol Oates







      "Anche se sono una persona razionale, mi trovo d'accordo con chi è convinto che alcune persone siano così profondamente voli e sgradevoli, e capaci di rendere il mondo un posto molto meno piacevole in cui vivere, che sia nostro preciso dovere eliminarle."


   

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