giovedì 29 settembre 2016

Recensione + intervista: La sposa scomparsa


La Sposa Scomparsa

di Rosa Teruzzi



Editore: Sonzogno 
Prezzo E-Book: € 9,99
Prezzo cartaceo: € 14,00
Pagine: 171



Dentro Milano esistono tante città, e quasi inavvertitamente si passa dall’una all’altra. C’è poi chi sceglie le zone di confine, come i Navigli, a cavallo tra i locali della movida e il quartiere popolare del Giambellino. Proprio da quelle parti Libera – quarantasei anni portati magnificamente – ha trasformato un vecchio casello ferroviario in una casa-bottega, dove si mantiene creando bouquet di nozze. È lì che vive con la figlia Vittoria, giovane agente di polizia, un po’ bacchettona, e la settantenne madre Iole, hippie esuberante, seguace dell’amore libero. In una piovosa giornata di luglio, alla loro porta bussa una donna vestita di nero: indossa un lutto antico per la figlia misteriosamente scomparsa e cerca giustizia. Il caso risale a tanti anni prima e, poiché è rimasto a lungo senza risposta, è stato archiviato. Eppure la vecchia signora non si dà per vinta: all’epoca alcune piste, dice, sono state trascurate, e se si è spinta fino a quel casello è perché spera che la signorina poliziotta possa fare riaprire l’inchiesta.  Vittoria, irrigidita nella sua divisa, è piuttosto riluttante, ma sia Libera che Iole hanno molte buone ragioni per gettarsi a capofitto nell’impresa. E così, nel generale scetticismo delle autorità, una singolare équipe di improvvisate investigatrici – a dispetto delle stridenti diversità generazionali e dei molti bisticci che ne seguono – riuscirà a trovare, in modo originale, il bandolo della matassa, approdando a una verità tanto crudele quanto inaspettata.



"Un mistero irrisolto e tre donne straordinarie in una Milano bella come non mai." Ecco, se io dovessi scrivere la fascetta di questo libro, questa sarebbe quella che manderei in stampa, perché racchiude in sé tutto ciò che rende speciale questo romanzo.
Partiamo innanzitutto dal mistero irrisolto: quello della scomparsa di Carmen Minardi avvenuta nel lontano ’88. Un giorno Carmen uscì di casa e non fece mai più ritorno. L’ex fidanzato – e principale sospettato – aveva un alibi di ferro e piano piano quel mistero fu dimenticato da tutti, tranne che da una persona: Rosalia, la mamma di Carmen, che nonostante siano passati anni cerca comunque di portare a galla la verità. E per farlo ha bisogno dell’aiuto di Vittoria, poliziotta alla Omicidi di Milano. Ma Vittoria proprio non ne vuole sapere di riaprire il caso, che invece tocca il cuore di Libera, sua madre. Libera è la vedova di un poliziotto – il padre di Vittoria fu trovato ucciso nella sua auto tanti anni prima, ma del colpevole nessuna traccia. 
Libera rimane colpita dall’incredibile tenacia di Rosalia – così diversa dal modo in cui lei si è rassegnata a non sapere chi sia la persona che le ha portato via il marito – e decide di aiutarla, nonostante lei di investigazioni non ne sappia proprio nulla (di mestiere fa la fioraia, e si dice che i suoi bouquet da sposa siano magici). Ma ad aiutarla ci sarà Iole, madre di Libera e nonna di Vittoria, un personaggio assolutamente sopra le righe che vi ruberà il cuore e vi strapperà un sacco di risate, un vulcano di energie ed una calamita per i guai. 
Rosa Teruzzi riesce a dosare sapientemente gli ingredienti di un buon giallo con una narrazione leggera e spiritosa.  L’indagine mi ha catturato fin dal principio – ho un debole per i cold case – ma sono i personaggi, con la loro simpatia e tridimensionalità, ad avermi spinta a fare tardi la notte per sapere chi fosse il colpevole. Questo è sicuramente un pregio del romanzo: un giusto equilibrio tra le vite delle protagoniste e le indagini, con dei curiosi siparietti e momenti di tensione e mistero.  
Il tutto condito con delle descrizioni di Milano che sembrano prendere per mano il lettore ed accompagnarlo alla scoperta di luoghi stupendi e poco conosciuti: con questo romanzo si capisce la città non è grigia e fredda come viene spesso rappresentata nell’immaginario collettivo, ma quasi timida nel mostrare la sua bellezza.



Durata totale della lettura: Tre giorni
Bevanda consigliata:  The con arancia e cannella
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 16 anni
Sito dell'autore: Rosa Teruzzi

 



"Tieni a bada la nonna, per favore" 


Come avrete capito, cari lettori, io mi sono innamorata di questo libro e non ho potuto resistere alla tentazione di intervistare l'autrice Rosa Teruzzi, che è stata così gentile da rispondere ad alcune delle mie curiosità sul romanzo

Ciao Rosa, grazie per aver accettato il nostro invito.

Innanzitutto complimenti per il libro, davvero molto bello.

Partiamo dall’indagine che è alla base di tutto il romanzo, ovvero la scomparsa di Carmen, avvenuta nel 1988. Com’è nata l’idea di dedicarsi proprio ad un “cold case”?
Per lavoro, sono spesso entrata in contatto con parenti di persone scomparse o uccise molti anni prima, i cui casi sono stati archiviati. E ogni volta mi ha toccato e commosso il loro profondo desiderio di conoscere la verità e ottenere giustizia. La loro vita era sospesa in un limbo in cui non c’era posto per la felicità. Un dramma che le persone che vivono loro accanto non possono nemmeno immaginare. Solo dopo aver conosciuto la verità si può elaborare il lutto.

Libera, la protagonista, e Rosalia, la mamma di Carmen, hanno entrambe dovuto convivere per anni con il delitto irrisolto di una persona a loro cara, eppure hanno adottato un atteggiamento radicalmente diverso: Libera non ha mai voluto indagare fino in fondo sulla morte del marito, mentre Rosalia ha continuato a lottare per scoprire la verità sulle sorti della figlia. Quale di questi due approcci è stato più difficile da immaginare o da descrivere sulla carta?
Davanti a un dolore simile, c’è chi si rassegna, per continuare a vivere, e chi lotta, spesso isolandosi dal resto del mondo, perfino dai propri cari. Sono due atteggiamenti che conosco molto bene per averli visti in azione nei parenti delle vittime.  A un certo punto del romanzo, Libera si chiede quale sia la strada più giusta, la rassegnazione o la lotta, e non sa darsi risposta. Personalmente credo che solo il perdono possa essere la via per tornare a godere di un’esistenza piena. Ma certo, il perdono non è semplice e non può prescindere dalla conoscenza della verità e dal pentimento dei colpevoli.

Ho amato particolarmente Iole e ho adorato ogni pagina in cui c’era anche lei. Com’è nato un personaggio così sopra le righe e come fanno lei e sua nipote Vittoria a non litigare in continuazione?
Iole è anche il mio personaggio preferito, lo confesso. Se è vero che gli scrittori descrivono quello che conoscono, Iole è la persona che io vorrei essere. Scanzonata e anticonformista, innamorata della vita, capace di esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni senza ipocrisie e senza paure. Nonostante abbia quasi 70 anni, Iole è giovane di testa e di cuore e ha una leggerezza che le invidio. Per certi aspetti assomiglia a mia madre, ha il suo stesso entusiasmo infantile (un balsamo contro i dolori della vita), per altri è simile a una scrittrice famosa che mi onora della sua amicizia. Una donna anarchica e femminista, come Iole.
Per carattere, Iole e Vittoria litigherebbero sempre e qualche volta lo fanno. Ma Iole ama sua nipote, benché sia  così diversa da lei, ed è preoccupata che la sua durezza le impedisca di essere felice. E’ una nonna, anche se sui generis (una nonna che fuma canne e ha relazioni sessuali multiple) e Vittoria resta una parte del suo cuore.

C’è un personaggio in cui ti riconosci di più e perché?
A Libera, la protagonista del romanzo, ho regalato il mio amore per i libri e per i fiori e la mia timidezza nelle relazioni sentimentali, che deriva dalla paura di essere ferita. A Vittoria, sua figlia, il desiderio di giustizia e il rimpianto per un padre che non c’è più. C’è qualcosa di me in tutti i personaggi del mio romanzo, ma forse Libera è quella che mi rispecchia di più, per età e per passioni (anche quella per i caselli ferroviari!)

La Sposa Scomparsa è anche un libro in grado di raccontare una Milano bellissima e poco conosciuta. Quale dei luoghi in cui Libera si reca durante il racconto vorresti consigliare ai tuoi lettori di visitare?
Sicuramente l’Alzaia del Naviglio Grande, da percorrere passeggiando (o correndo o pedalando) fino a Gaggiano, un piccolo centro con la piazza affacciata sull’acqua e i ponti sospesi tra i campi. Ma Milano nasconde ovunque angoli affascinanti, basta avere il desiderio di scoprirli. E poi c’è il lago di Como, il mio rifugio del cuore. Non a caso l’azione si svolge anche in tre paesi tra Lecco e Como: Colico, Dervio e Gera Lario. Consiglio una gita anche di un solo giorno per ammirarne il paesaggio: vi innamorerete.

Ho letteralmente divorato il libro. Quindi la mia ultima domanda è più che altro una richiesta di essere rassicurata sul fatto che non dovremo aspettare troppo a lungo per rivedere questo strano trio di investigatrici di nuovo all'opera…
Quest’estate, nel mio casello ferroviario a Colico, ho scritto la seconda avventura di Libera, Vittoria e Iole e mi sono divertita molto a immaginarle alle prese con un’altra indagine. Questa volta sarà una cliente di Libera a chiedere il suo aiuto. E ci sarà un altro mistero del passato da risolvere. Libera sarà sempre più confusa tra i due uomini che si contendono le sue attenzioni, Gabriele il poliziotto e Furio il cuoco. E Iole mangerà pizza, farà yoga e si dividerà tra vari corteggiatori.

Grazie mille per la disponibilità e spero di poter presto leggere ancora qualcosa di tuo.
Grazie a te!




Cari lettori, non so voi ma io sono impaziente di leggere questa nuova avventura di questo meraviglioso trio!


                                            

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