mercoledì 13 febbraio 2019

Recensione: La guerra di Margot


La guerra di Margot
di Monica Hesse

Editore: Edizioni Piemme
Prezzo Cartaceo: € 16
Pagine: 304
Titolo originale: The War Outside

L'immagine, controsole, è di una ragazzina dai capelli biondi, seduta su un muretto, intenta a scrivere sul suo diario. È la prima volta che Haruko vede Margot: il muretto è quello del campo di internamento di Crystal City, Texas.
È il 1944 e a Crystal City ci sono famiglie giapponesi e tedesche, strappate al loro sogno americano per diventare prigioniere a casa propria, in nome della guerra che si sta combattendo molto lontano. Margot scrive tutto sul suo taccuino, anche quel primo incontro con Haruko.
Non sa che ben presto, tra lei, di famiglia tedesca, e quella ragazzina giapponese appena arrivata, nascerà un'amicizia segreta, profonda e viscerale. Sono l'una l'opposto dell'altra, ma c'è una cosa che hanno in comune: il campo. Quel luogo senza aria che le sta cambiando profondamente.
E quando Margot si troverà alle prese con un segreto che non può raccontare neanche ad Haruko, si vedrà costretta a compiere la scelta più difficile. E lo farà solo in nome dell'amicizia: perché il legame tra Margot e Haruko è più forte dell'orrore e dell'odio dei grandi.
Un romanzo che si legge con gli occhi umidi di commozione, che illumina un momento sconosciuto della Seconda guerra mondiale e al tempo stesso racconta di una straordinaria amicizia. Insegnandoci che la libertà ha lo stesso nome, in ogni lingua del mondo.








Un romanzo dolce e sensibile che gira tutto attorno al rapporto tra la Margot e Haruko. Le due ragazze si ritrovano "prigioniere" di un campo di internamente a Crystal city, in Texas. Ci troviamo nel 1944, nel campo ci sono cittadini sino-americani e tedeschi, entrambi sospetti agli americani, impossibilitati ad avere contatti fra loro ma comunque segregati in questa finta vita. La strana amicizia tra Margot e Haruko è quindi sconvolgente, le due non iniziano sul piede giusto, all'inizio la paura e l'incomprensione le rende distanti. Ma una tempesta le fa capitare per caso insieme e il coraggio di entrambe le unisce e le fa diventare inseparabili...anche se sempre di nascosto. Finalmente hanno trovato qualcuno con cui aprirsi, Haruko si sfoga sul fratello in guerra che può solo mandare lettere che vengono censurate in gran parte, Margot invece parla della mamma che ha perso un figlio e non è mai più stata la stessa.
Le due ragazze ci raccontano la storia da un punto futuro, quindi alle volte possiamo intuire dai brevi commenti in che direzione andrà la storia. Lo sfondo storico è descritto brillantemente, senza essere troppo predominante, forse mi sarebbe piaciuto sapere ancora di più di questi campi, di come si svolgevano le attività giornaliere anche perché prima della lettura di questo romanzo, non ne ero a conoscenza.
Nonostante ci si trovi in uno dei peggiori momenti della storia dell'umanità, il rapporto tra le due ragazze è così naturale e dolce che ci fa capire che la speranza e l'amore siano l'unica cosa che davvero non ci lascia mai. Fino alla fine né noi né le protagoniste sanno davvero di chi fidarsi, alle volte non scaviamo nelle decisioni delle persone per capirne veramente le motivazioni. 
Bel finale, inaspettato e commovente, vi lascerà un pochino la sensazione di non sapere cosa succederà dopo, ma questa riflette perfettamente l'atmosfera del romanzo. Anche la vera natura del rapporto tra le due ragazze rimane in parte misterioso e sta a noi deciderne l'inclinazione. 
Adoro sempre i libri per i quali l'autore ha effettuato molte ricerche e questo è decisamente uno di quelli, la nota finale dell'autrice lo conferma, vediamo un po' della vita di tutti i giorni del campo e dei blocchi che i suoi abitanti vivevano. 



Durata totale della lettura: Quattro giorni
Bevanda consigliata: English Breakfast
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 15 anni 





      "Ma era anche solo un momento.
Come si può pretendere che io prenda decisioni che riguardano 
la mia vita intera, sulla base di un unico momento?
 Per una persona che conosco da meno di un mese? 
Per un sentimento così rapido e così forte, 
che quasi non riesco nemmeno a descrivere?".


   

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