mercoledì 6 marzo 2019

Recensione: Non qui, non altrove



Non qui, non altrove
di Tommy Orange

Editore: Frassinelli
Prezzo edizione cartacea:
 € 18,90
Pagine: 336
Titolo originale: There There


«Essere indiano non ha mai significato il ritorno alla terra.
La terra è ovunque, o in nessun luogo.»


Ogni anno, a Oakland, in California, gli indiani d'America organizzano un raduno, una grande festa della nazione perduta e impossibile da dimenticare.
Ogni anno, oltre le perline colorate, le penne fra i capelli e il folklore turistico delle riserve, migliaia di nativi del Nord America confluiscono lì da altre città, dove vivono senza sentirsi mai a casa. Si ritrovano per cercare l'uno nell'altro una patria, per riavere un luogo che, almeno per un giorno, sia di nuovo solo loro. E ognuno lo fa a modo suo. Il giovane Dene tiene viva la memoria dello zio raccogliendo testimonianze per un documentario. Edwin entra a far parte dell'organizzazione del Pow Wow, come i nativi chiamano l'evento, per conciliare le sue origini miste. Jacquie cerca di riprendere le fila della sua vita disperata attraverso quella famiglia che non sa più di avere. E così, insieme agli altri formidabili personaggi che popolano il romanzo, con le loro storie maledette e potenti che si intrecciano l'una all'altra, quegli uomini e quelle donne si preparano a vivere una giornata speciale, che si rivelerà fatale per tutti.

Non qui, non altrove è il ritratto meraviglioso di un'America che quasi nessuno di noi conosce. È memoria, spiritualità e bellezza. È identità, violenza e riscatto.
È la storia di una nazione e del suo popolo. È la rabbia e la nostalgia per un qui che abbiamo considerato nostro e custodiamo nel cuore, ma che in qualche modo, portandocelo via, altri ci hanno costretto a chiamare altrove.




Pow Wow è l'appuntamento annuale per gli indiani d'America, un'occasione per incontrarsi, per condividere le proprie esperienze e sentimenti nei confronti delle proprie origini, quelle più vere. Un'occasione per festeggiare, per stare insieme con allegria o con un pizzico di nostalgia, per fare il punto sui nativi d'America oggi. È un libro molto toccante, che ti entra dentro parola dopo parola, attraverso i punti di vista di dodici personaggi, ognuno spinto a partecipare al raduno per ragioni diverse. Seguiamo Tony, Edwin, Calvin, Daniel, Dane, Jaquie e gli altri protagonisti mentre si preparano  per il primo Big Oakland Pow Wow. Ne percepiamo la trepidazione, l'agitazione, la gioia, l'ansia. Quello che ne risulta è un abile ritratto delle loro vite, così diverse, così reali e intense. Leggiamo un pezzo di storia d'America, quella dei loro antenati, dei massacri, temi antichi ma attuali ancora oggi perché i corsi e i ricorsi storici dovrebbero farci riflettere. E non aspettatevi i soliti stereotipi. Ma cosa succederà al Pow Wow? Non voglio anticipare nulla per non togliere il piacere della lettura, ma vi posso tranquillamente dire, senza spoilerare, che non tutto andrà per il meglio. Sarà una giornata particolare che cambierà loro la vita. E il finale è molto bello, non chiuso, indefinito. Pur trattando un tema molto difficile (non è una lettura facile, suscita emozioni molto forti di fronte alle quali non si può rimanere indifferenti) è al tempo stesso molto accessibile, anche grazie alla brevità dei capitoli e ai diversi punti di vista, crea un dinamismo  che ti fa arrivare alla fine del libro senza quasi rendertene conto. Scritto con evidente passione e coinvolgimento da parte dell'autore che, ci auguriamo, sia già al lavoro per regalarci un altro piccolo, grande capolavoro.


Durata totale della lettura: 4 giorni
Bevanda consigliata: una limonata con tanto ghiaccio
Formato consigliato: cartacea
Età di lettura consigliata: dai 16 anni







   
   "Nativi americani, chi sono oggi, come vivono, quali sono i loro sentimenti."


  

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