domenica 27 maggio 2018

Recensione: Ghachar Gochar


Ghachar Gochar

di Vivek Shanbhag

Editore: Neri Pozza
Prezzo Cartaceo: €9,99
Pagine: 110
Titolo originale: Ghachar Gochar



Un punto di forza delle famiglie è fingere di desiderare l’inevitabile. E così è per la famiglia di Bangalore di cui si narra in queste pagine: una coppia, dei genitori, uno zio e una sorella maggiore tornata dopo aver lasciato il marito. Per ognuno di loro è inevitabile vivere insieme, ma ognuno di loro finge di desiderarlo. Modesta da generazioni, negli ultimi anni la famiglia è stata toccata da un’improvvisa e inaspettata fortuna. Zio Venkatachala, un uomo col pallino del lavoro, ha avviato un giorno un’impresa, la Sona Masala, che in breve tempo è diventata fonte di guadagno per tutti con la sua semplice attività: ordinare grossi quantitativi di spezie dal Kerala, confezionarle in bustine di plastica e poi rivenderle ai negozi di alimentari della città. Un’idea brillante in virtù della quale, nella casa a due piani in cui si è spostata la famiglia dopo anni trascorsi in un’angusta baracca di un sovraffollato quartiere, lo zio gode della più alta considerazione. I suoi pasti, i suoi gusti, i suoi comodi sono di suprema importanza per tutti e beneficia di ogni privilegio destinato a un capofamiglia. Al mattino, appena è sveglio, qualcuno gli prepara il tè. Non ha ancora finito di lavarsi, e la padella per la colazione è già sui fornelli. Può lasciare i vestiti in bagno, in un angolo della camera o in qualunque altro punto della casa, e li ritroverà lavati e stirati in camera sua. Un compito dettato dalla necessità di preservare una preziosa fonte del benessere, un compito che tuttavia non può evitare che una sottile vena di crudeltà e risentimento si insinui nella casa a due piani.



Una storia breve ma che cattura il nostro interesse completamente. Il racconto di una famiglia di Bangalore, ogni capitolo descrive un personaggio diverso e le sue dinamiche con il resto dei coabitanti, tutto presentato dal più giovane della famiglia.  
Questa famiglia composta da madre e padre, Amma e Appa, Chikkappa,  il fratello minore di Appa, Malati, la sorella maggiore, il figlio e sua moglie. La situazione familiare, prima relativamente drastica, con pochissimi soldi e un lavoro perso, cambia totalmente quando Chikkappa diventa un imprenditore e la famiglia diventa ricca. Questo trasforma parecchie situazioni per il gruppo, cambia la casa, prima infestata di formiche e ora più bella e più grande in cui si sta anche in piedi per cucinare; si cominciano a spendere i soldi e a fare compere che prima non ci si poteva permettere. Si iniziano a trattare le persone in modo diverso perché essendo ricchi bisogna evitare gli arrivisti. 
Un bel racconto sulle dinamiche di una famiglia, sulle regole non dette e non scritte che tutti seguono. Una riflessione su ciò che i soldi rischiano di rovinare in una famiglia ma non in questa, i legami tra le persone sono così solidi da superare qualunque tentativo di intrusione esterna, come l'amante di Chikkappa e Anita la moglie del narratore. 
Sono stata spinta a leggere il libro dal suo titolo, una modo di dire inventato per dire "attorcigliato". Titolo perfetto per una storia in cui le vite della famiglia si attorcigliano fra loro, così come i loro umori e decisioni. Sicuramente consigliato, una scrittura fresca e onesta che vi farà leggere il libro tutto d'un fiato.


Durata totale della lettura: Due giorni
Bevanda consigliata: Succo di frutta
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 14 anni
Sito dell'autore: Vivek Shanbhag






      "È vero quello che si dice: non siamo noi che controlliamo il denaro, è il denaro che ci controlla. Quando è poco, è mite e mansueto; quando è tanto, diventa sfrontato e ci comanda a bacchetta".


   

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